Autori Vari Rumeni romani. Musiche rumene a Roma e nel Lazio.
2018 - Nota - block nota - Crossroads - Booklet + CD
Il bello di questo dischetto, sempre in confezione libretto come consuetudine della Nota, è che sembra di trovarsi all’interno di un documentario, girato per le strade della capitale. Si parte con un “O’Sole Mio”, registrato nel Campo Rom della Magliana, con la voce di Violeta Ioana, per passare a due “Colinde” (Linu-i lin / Deschide usa) canti di questua, per il nuovo anno. Un “Valzer pizzicato in mi maggiore”, suonato da una coppia di musicisti, introduce la bella “Lume, lume”, stupendo brano con vocazioni liriche, a opera di Roxana Ene. Un medley folk, con tre brani provenienti dal pop e dal folk rumeno, cantate da Teodor Bogan, apre la pista a un notevole Taraf della Transilvania, “Hei, Mala, Malena”, splendidamente eseguito in Santa Maria in Trastevere.
Piccola, ma spettacolare, pausa poetica con una “doina” (forma di poesia cantata lirica tipica della Romania che esprime un sentimento di nostalgia, rivolta, amore, rabbia), cantata con trasporto dalla ventunenne Madalina Runceanu. ”Intoarce-te, bade-n sat!”, il titolo, in forma d’invito a ritornare al marito lontano. Le ballate d’amore, come “Mandra flore, trandafirl (Rosa, fiore orgoglioso) esecutore Ianu Urlazanu, si confondono con brani classici di estrazione popolare, vedi “Danza ungherese no.5 in G minore” di J.Brahms, in stile squisitamente stradaiolo, o raggiungono le sale delle chiese come per “Benedizionali”, canto pasquale o “Domane, domane”, colinda vocale natalizia, come “Noi umblam sa colindam” (Noi andiamo a cantare canti natalizi).
La lunga serie di canzoni popolari, prosegue con “Sarba lui Dracula”, con Victor e Ioani Strinu, “Andrii Popa”, cantata dalla voce di Teodor Bogdan, ma proveniente dal repertorio dei Transylvania Phoenix, gruppo pioniere del rock rumeno anni ’60 storia di un fuorilegge. Ancora “Romancuta, Romancuta Mea”, una love ballad, e un medley di fisarmonica e chitarra per Pog’onici e Constantin e Daniel e “Si-a cazut din cer o stea (E’caduta una stella dal cielo). Naturalmente molti pezzi appartengono alla tradizione religiosa ortodossa e sono registrate durante alcuni riti religiosi. Il lato più curioso però, è offerto da una cover di “Vagabondo” di Nicola Di Bari, versione rigorosamente stradaiola e da “Le Mantellate”, brano proveniente dal repertorio delle “canzoni della mala”.
Anche questa, è una bella produzione dell’etichetta Nota, in collaborazione con Sandro Portelli, ed alcuni musicisti rumeni. Lodevoli e pregevoli gli intenti, un modo davvero speciale per ricordare la “cultura migrante”.