Arturo Stàlteri è un musicista romano dalla formazione classica; diplomatosi in pianoforte al Conservatorio dell’Aquila si perfezionò poi in studi successivi con musicisti del calibro di Aldo Ciccolini.
La sua carriera ha attraversato numerose esperienze, dal rock progressivo con i Pierrot Lunaire alle musiche da pianoforte virate spesso al minimalismo e all’elettronica; basti citare le collaborazioni con Eno, Sylvain, Budd, Curran, Battiato e Minghi per evidenziare la componente di eclettismo dell’arte di Stàlteri.
Ed è questo tipo di musica che si trova in ´Half Angels´ che, dedicato a diverse eroine del fantasy cinematografico o letterario, propone toni più narrativi ed impressionistici rispetto ai lavori precedenti.
L’esecuzione è in quartetto, anche se in formazione non tipica vista la presenza di Zingarelli alla batteria / percussioni / basso; Arturo è al piano, al clavicembalo, alle tastiere elettroniche ed alla chitarra classica, Yasue Ho al violino e Laura Pierazzoli al violoncello.
Fin dall’inizio le tessiture dei brani sono tipicamente da camera e si sviluppano su arpeggi che danno contemporaneamente l’impianto ritmico ed armonico, sovente semplicissimo e ciclico, tra un Einaudi più pastoso e un Hudd meno visionario; la base classica emerge a tratti in ´Selika´, in ´Angélique´, dedicato ad un’eroina del periodo di Re Sole, e in ´Tinder Bell´, delizioso momento ispirato a Peter Pan; lo stile contemporaneo è più evidente in ´Aeon Flux´, con qualche leggera dissonanza e una ritmica un po’ spezzata.
Chitarra, violino e violoncello lavorano in modo classico, con ruolo tipicamente melodico per proporre canti con chiariscuri elfici (Damatria, Galadriel), vagamente etnici (3° movimento della suite Selika), più leggeri (conclusione di Selika) o descrittivi (bello il cello in Trinity, dedicato all’affascinante protagonista di Matrix); la batteria sostiene a tratti qualche passaggio come nella suite Selika ed in Trinity ma raramente è strumento protagonista.
L’elettronica é usata in modo lasco alla Nyman ed interviene a tratti, conferendo spruzzate di modernità mai ostiche ma talvolta asettiche.
Un lavoro facile, più leggero che intellettuale, rarefatto e coerente al profilo dei personaggi femminili evocati; in ´Selika´ si trova il suo momento principale.
Più consigliabile ai cultori della new age non ambient che agli appassionati dell’avanguardia.