Antonio Firmani & The 4th Rows We Say Goodbye, We Always Stay
2014 - Slow Down Records / Audioglobe
#Antonio Firmani & The 4th Rows #Emergenti#Alternative #Indie-pop #Songwriting #Folk
Come un pittore, che costruisce il proprio quadro facendo attenzione ad ogni dettaglio, la band mette insieme tassello dopo tassello, un album quasi perfetto, dalle atmosfere riflessive, rarefatte e con la giusta amarezza, tipica di chi racconta attraverso la propria musica, la precarietà di uomini sempre in bilico perchè poco coraggiosi e troppo impauriti.
Arrangiamenti attraenti, quasi acustici e una voce sussurrata che riesce a trasmettere la giusta mestizia, in uno stile prettamente indie pop, a cavallo tra dream pop e songwriting, tra sonorità americane e nordiche, che sono perfettamente calzanti con le tematiche affrontate.
Musica e testi si incontrano all’unisono ma riescono anche separatamente a creare forte empatia (è il caso del brano strumentale Supermela) e marcano il senso di questo disco, che non cerca mai di stupire semmai semplicemente piacere.
Ci sono riferimenti importanti in We Say Goodbye, We Always Stay, riferimenti che non vengono necessariamente dal mondo musicale: James Joyce, o per tornare ai nostri giorni, Kirian Desai, tra gli altri, rendono bene l'idea di un progetto che non si preoccupa solamente di creare un album di canzoni ma va oltre, legando le proprie sensazioni a quelle di altri che prima di loro hanno cercato di comprendere o solamente prendere atto, della complessità dell’essere umano.
Tutti i brani sono cantati in inglese ed è un’ottima scelta, ma come già altri hanno fatto (The Niro, ad esempio, che tante volte durante l’ascolto di We Say Goodbye, We Always Stay mi è venuto in mente) con successo, passando dall’inglese all’italiano, anche Antonio Firmani & The 4Th Rows chiudono il disco con uno dei brani probabilmente migliori dell’album, Il professore, che viene cantato in italiano appunto, mostrando la capacità della band campana, di scrivere testi non banali che suonano magnificamente in entrambe le lingue.
Un disco, We Say Goodbye, We Always Stay, che ha il sapore accattivante del cantautorato internazionale.