HBPM<small></small>
Jazz Blues Black • Jazz • Post Bop

Andrea Zacchia HBPM

2024 - Wow Records

14/10/2024 di Edoardo Mazzilli

#Andrea Zacchia#Jazz Blues Black#Jazz

È un esordio piacevolissimo quello del compositore e chitarrista classe 1984 Andrea Zacchia, che, insieme ai suoi fedelissimi Hammond TrioAngelo Cultreri all’Hammond e Maurizio De Angelis alla batteria – ha dato vita a HBPM. Già il nome è piuttosto intrigante per la sua duplice valenza. HBPM infatti non è solo l’acronimo di “High Beat Per Minute” – caratteristica che peraltro contraddistingue l’omonimo brano, che apre il disco – ma è anche un riconoscimento a due fonti d’ispirazione preziosissime per Zacchia: l’Hard Bop e Pat Martino.

In particolare, al grande chitarrista statunitense, Zacchia deve moltissimo. È infatti dal Minor Conversion di Martino, il suo metodo compositivo e improvvisativo, che il chitarrista italiano ha tratto le basi per il suo stile musicale, apprezzabile, che si coglie già dal primo brano del disco, appunto HBPM, che, come anticipato, si caratterizza per gli elevati bpm e la sua vigorosa energia. Qui Zacchia esprime grandi capacità, al contempo il brano mette in risalto il legame fra i tre musicisti.

Questo è il primo pezzo del disco e il primo dei quattro brani che portano la firma di Zacchia. Gli altri quattro sono noti standard: The days of wine and roses di Henry Mancini, How Insensitive di Antonio Carlos Jobim, Nuages del grande Django Reinhardt e Send in the clowns di Stephen Sondheim. Di questi brani basti dire che l’interpretazione è ottima. Si segnalano una godibilissima improvvisazione di Cultreri in Nuages e l’esecuzione sensibile e raffinata dell’arrangiamento di Send in the clowns da parte di Zacchia, che suona il brano presente nel musical A Little Night Music, senza accompagnamento, chiudendo così il suo primo disco in grande stile.

Più interessante è forse parlare dei brani originali. HBPM è un pezzo forte, cattura l’attenzione dell’ascoltatore, ma è anche una rampa di lancio verso altre atmosfere. Già in The Ambush infatti i bpm si abbassano e a catturare l’orecchio non è più la grande capacità di improvvisazione a elevata velocità, quanto il caldo e ricercato tema che guida il pezzo. Anche qui tuttavia la libertà alla fantasia non manca ed è assai gradevole. L’assolo di Zacchia è dolce e serafico, e anche quello di Cultreri all’Hammond è fresco e piacevole, come del resto tutto il brano, che fonde bossanova e swing e si basa sulla celebre composizione di Jimmy Heath, A sound for Sore Ears.

Di Giordano’s Blues si apprezza il ritmo incalzante che lo rende un altro brano energico, come HBPM. Si tratta di un classico blues in minore che richiama le sonorità tipiche di Pat Martino. Anche questa è per Zacchia un’occasione per sfoggiare tutte le sue abilità lungo il manico. Il pezzo è divertente e colorito dagli stacchi di batteria e dalle frange di improvvisazione di Hammond e chitarra. Un’altra dimostrazione della qualità del trio.

L’ultimo brano firmato da Zacchia in HBPM è Song for Elias, altro pezzo che vede come protagonista la freschezza del suono della sua chitarra e la ricercatezza compositiva. Song for Elias è peraltro un omaggio che il trio fa alle composizioni del grande Wes Montgomery, a cui è dedicato proprio il progetto Hammond Trio, in occasione del centenario della nascita del musicista. È stato nel 2023, quando i tre erano in piena attività live con questo progetto, che è nata l’idea di HBPM. Lo stesso Zacchia ha spiegato che con Cutreri e De Angelis ha trascorso molto tempo, cercando un sound che fosse energico come quello dei trii di Montgomery e Martino. Non è osare troppo dire che l’obiettivo è stato raggiunto.

Track List

  • HBPM
  • The Ambush
  • The days of wine and roses (Henry Mancini)
  • Giordano&rsquo;s Blues
  • How Insensitive (Antonio Carlos Jobim)
  • Nuages (Django Reinhardt)
  • Song for Elias
  • Send in the clowns (Stephen Sondheim)