Andrea Maddalone Nylon Strings
2017 - Cose Sonore / IRD
L’ascolto ci offre un’ apprezzabile apertura musicale e culturale, musica del mondo per il mondo dove soundtrack, new age, world music, pop e improvvisazione sembrano fondersi in un contesto dominato dall’elegante e suadente fingerpicking di Andrea Maddalone.
Però non tutto è impeccabile, una buona parte del lavoro mostra un eccessivo perfezionismo dei particolari sonori, il sound fin troppo edulcorato (uso misurato ma un po’ “ovattante” del synth) tende a addolcire un’atmosfera sonora già particolarmente “agiata” da un’attinenza spiccatamente melodica e talvolta melodrammatica.
In alcuni casi aleggia vagamente l’effetto new age di non primissimo livello ma al di là di questi peccatucci il disco si fa gradire per almeno sei brani degni di nota che potrebbero servire al suo autore per evolvere in contesti più artisticamente appaganti. La bella Winter Breeze (inclusa nella colonna sonora di una serie televisiva messicana programmata negli States), che si differenzia per l’aggiunta di una calda voce femminile (Nicole Magolie?), è un sussurro trasognato che prende per mano la musica, se la porta con se fino all’improvvisazione della chitarra acustica e allo sfumato del finale. La precedente The Things I Know, viene arricchita dalla fisarmonica che, tra equilibri new age armonici e melodici, come spezia mediterranea si posa su un piatto dai poteri aromatici distensivi.
La grazia superiore di James, guidata dal sax soprano, si basa su una melodia che piacerebbe sicuramente al Keith Jarrett del quartetto europeo (quello di My Song per intenderci), un brano che riesce a toccare le corde dell’emozione. L’incedere ipnotico di Shanghai ha in sé profumi d’Oriente, ottimamente suggeriti dalle voci femminili, dal violino e da una melodia che regala freschezze naturali. Infine, se The Shell è la replica meno virtuosa di Winter Breeze ma pur sempre apprezzabile, la matrice word dell’incantatoria Dreamland ci consegna uno dei brani più interessanti, caratterizzato da aperture vocali, elementi percussivi e l’ennesima riuscita melodia orientale impreziosita dall’uso improvvisato del violino che sembra portarci lungo i territori dello spirito, sulle alte quote dei paesaggi tibetani.
Comunque tornando all’impressione generale si può ipotizzare che a Nylon Strings avrebbe giovato un sound meno patinato e quindi una resa più “live” e spontanea. Non penso sia casuale che il “centrale” e pregevole “pizzicato” di Andrea Maddalone riesca a rendere molto meglio quando l’impatto melodico viene smorzato da contaminazioni world (etniche), ritmo , improvvisazione e contributi vocali.
Detto questo il potere rilassante del disco è indubbio (magari era proprio questo il fine ultimo), riesce realmente a disintossicare la mente e di questi tempi non è poca cosa, anzi.