Nome d'arte di Annalisa Madonna, l'artista vanta collaborazioni con l’artista Israeliana Noa, spettacoli teatrali a Broadway e viaggi tra diverse culture e linguaggi.
L’atmosfera ipnotica del primo brano viene subito alleggerita da Minha sereia, un inno alla gioia, un arcobaleno di suoni e ritmi che si incastrano e fanno sorridere e ballare. Spicca subito la produzione artistica di Giacomo Pedicini (Spaccanapoli, Driving Mrs. Satan, Kantango), bassista, compositore e coautore dei brani.
L’album esprime una passione per le lingue e le influenze delle varie culture musicali: in Cache Cache si omaggia la canzone francese con un godibilissimo brano in stile, che rappresenta la voglia di sfuggire alle proprie responsabilità e vivere una vita basata sulla leggerezza.
Doveroso citare gli ottimi musicisti: oltre a Pedicini al basso e contrabbasso, chitarre elettriche, chitarre acustiche, piano, rhodes, violoncello, tromba e percussioni, il disco ospita gli eccellenti Valerio Middione - chitarra acustica e classica -, Francesco di Cristofaro - fisarmonica e flauto - Francesco Manna alle percussioni e zabumba e Salvio Vassallo alla batteria.
Segue Mirabilis, unica composizione in italiano dell’album, Miranda che sfugge alla malinconia della notte rifugiandosi nel suo giardino segreto.
Amor Cruel lascia ampio spazio alle sfumature della voce, della tecnica e della profonda sensibilità di Amada, che ride, piange, sporca, graffia e arriva dritta allo stomaco. L’amore crudele è quello che non mi ha insegnato a vivere senza di te. Un’interpretazione intensa, commovente, straziante, forse la migliore dell’intero disco.
Ancora una volta la scelta della scaletta si rivela vincente: A festa ri morti consente di alleggerire l’ascolto con un brano in Siciliano (di Catania) che racconta i ripetuti tentativi grotteschi di una donna di sfuggire alla sua sorte, per tornare ad atmosfere notturne con Milonga inglés, un tango malinconico, lento, trascinato nel buio di una notte insonne.
La mujér de mi mujér è il primo singolo del disco: “Guarda, l’amante della mia donna!”, è l’esclamazione di Blanca, che guarda Paloma ballare con ardente passione con un’altra donna e si estrania dalla realtà, per sfuggire al troppo dolore, vivendo tutto come se fosse “fuori da questo sogno”. Ancora una volta le atmosfere spagnole sono quelle in cui le doti interpretative della cantautrice spiccano di più, cariche di passione e di dolore.
Canta un tango, cover di un brano di Lura e dei Kantango, in Creolo capoverdiano, ci accompagna accarezzandoci verso la fine di un album ricco di suoni, emozioni e storie magistralmente interpretate e rifinite.
I grandi dischi forse sono quelli che è impossibile ascoltare in sottofondo, perché si impongono prepotentemente e rapiscono, partono dalle orecchie fino a raggiungere ogni parte del corpo. Nove piccoli sorsi di mare è uno di quei dischi, realizzato da una grande artista, affiancata da grandi musicisti. Imperativo ritagliarsi 35 minuti di tempo per assaporarlo.