ALP Trio Controra
2022 - Filibusta Records
L’obbiettivo di questo interessante Controra si pone su traettorie sonore tese all’evocazione di situazioni sospese, o perché no anche immerse, in contesti sganciati dalla materialità quotidiana a favore di un riposo che non è relax, inteso nel senso del benessere, ma è separazione da attacchi esterni. Il combo pare parafrasare il significato tradizionale del termine, che indicava quelle prime ore dei pomeriggi estivi in cui il caldo sospendeva le attività e consigliava un isolamento contro le minacce della calura, configurate queste come entità malevole.
In realtà il disco non pare evocare impressioni di timore e di autodifesa, piuttosto sembra voler sublimare una contingenza temporale in una sospensione sia spirituale che materiale; si annulla la separazione dell’individuo da ciò che lo circonda, recuperando un senso dell’esistenza in opposizione alla frenesia dell’ordinario quotidiano. Beninteso, non si tratta di una prosaica apologia della “siesta” mediterranea ma della ricostruzione di una categoria del vivere non banalmente materiale.
In termini estetici il sound del trio è quindi molto più vicino ad una raffinata “ambient” degli anni ‘90 che non ad un’avanguardia astratta, proprio per queste radici che pur statiche appaiono legate ad un modo di essere. Parleremmo quindi di una moderna “atarassia”, peraltro sottolineata dall’asetticità dei titoli in scaletta, semplicemente determinati da una successione numerica che nulla concede a visioni specifiche e tutto permette all’immaginazione.
A maggior impulso del fatto musicale aggiungeremmo una matrice vagamente progr, non certo di tipo barocco ma più prossima a climi in stile Popol Vuh nel Giardino dei Faraoni o nel carattere della banda del Terzo Orecchio, anche se senza echi psichedelici. L’uso degli strumenti, sapientemente trasversale, non è mai specialistico o solistico; lo scopo è quello di evocare atmosfere, impressioni e concetti e quindi le tessiture sono flessibili, tenui, leggere e sostanzialmente orizzontali. Il viaggio sonico è anche vagamente folk, in puro umore mediterraneo, coniugando certe lezioni della creative music con la solarità (d’obbligo visto il titolo) delle nostre terre; a questo fine particolarmente efficaci risultano gli usi degli effetti elettronici, in perfetto equilibrio ed equivalenza con i timbri degli strumenti più usuali (piano, chitarra, basso, tromba).
La struttura del lavoro è assimilabile a quella di una suite nella quale più che la varietà dei movimenti prevale quella delle sensazioni, create dai diversi intrecci proposti con logica minimalista.
Ne sortisce un lavoro decisamente originale, piacevolissimo per la sua capacità di accogliere e coinvolgere l’ascoltatore che vorrà liberarsi per un momento da se stesso e proiettarsi in un viaggio statico, apparentemente un ossimoro ma effettivamente una possibilità concreta.
Consigliato per chi è interessato ad un’esperienza diversa ma non fine a se stessa.