Allah-las Worship The Sun
2014 - Innovative Leisure / BMI
#Allah-las#Rock Internazionale#Alternative #Psychedelic #Garage
Quasi da non crederci che gli Allah-Las appartengano proprio ai nostri giorni. Il secondo lavoro della band americana, “Worship The Sun”, sembra assecondare questo genere di perplessità, presentandoci una miscela stilistica non troppo originale, ma decisamente efficace: psichedelia tipica degli anni '60, in questo caso figlia della West-Coast, garage rock, pop britannico, electro-folk e un surf rock californiano meditativo e rilassato.
Questi e tanti altri i grani che la macina Allah-Las frantuma fino a ricreare una farina senza tempo artigianalmente setacciata.
Sicuramente fondamentale l'apporto di Nick Waterhouse, produttore che sin dalla fondazione ha accompagnato la band nel ricreare le atmosfere evocate in Allah-Las, omonimo album del 2012, e in quest'ultimo lavoro discografico, che si presenta come un trip da acido di 40 minuti e qualche manciata di secondi.
Sono quattordici le brevissime visioni allucinate, separate da quei netti tagli di montaggio che caratterizzano ogni stato alterato di coscienza, racchiuse in quest'album che sembra espandersi potenzialmente all'infinito e che possiamo a tutti gli effetti definire “mescalinico”.
Ad aprirci le porte della percezione in De Vida Voz non è una voce ma il suo eco, che ci conduce lontano, dove il suono si fonde alla materia e dove la parola diventa trascurabile.
Non delude a questo proposito lo strumentale Ferus Gallery, dove in bella mostra troviamo vibrafoni, chitarre semi-distorte, synth e tastiere che mantengono alto il livello di coinvolgimento.
L'immaginario che gronda da queste tracce è ampiamente definito e riconoscibile. Adolescenti attorno ad un fuoco che scoppietta in mid-tempo, l'amore, la pace dei sensi, l'evasione, la calma e persino la malinconia, che senza vergogna traspare nella ballad Nothin To Hide.
501-405 interrompe la contemplazione rilassata e ci fa prendere velocità, catapultandoci in vortice di luci stroboscopiche e di danze sfrenate, per poi ritrovarci, in Yemeni Jade, a surfare senza un preciso motivo sulle dune di un deserto incredibilmente fresco ed accogliente, che ci culla fino alla title-track facendoci perdere ogni coordinata di riferimento. E' proprio nella sospensione di Worship The Sun che ci troviamo a galleggiare nell'etere, contemplando ed adorando il Sole.
Non è un album che potremmo a gran voce definire originale, ma è chiaro che non è questo l'intento di Whorship The Sun.
E' un ponte incredibilmente solido quello che gli Allah-Las hanno costruito in così poco tempo, dimostrando che il passato non è definitivamente andato ma è ancora capace di trasmettere sensazioni ed evocare immagini di cui non è ancora stata specificata una data di scadenza.