Runnegghié<small></small>
Italiana • Canzone d`autore

Alessio Bondi` Runnegghié

2024 - Maia / ADA Italy

04/01/2025 di Silvano Terranova

#Alessio Bondi`#Italiana#Canzone d`autore

L’utilizzo della lingua siciliana nella sua variante diatopica palermitana è sempre stata una costante della poetica di Alessio Bondì, ma lo studio di archivi etnomusicologici e documenti sonori registrati nella Sicilia rurale del secondo dopoguerra, concretizzatosi nella fondazione del Collettivo Lero Lero, con il quale negli ultimi due anni ha proposto in giro per l’Italia una personalissima rilettura di quei brani dimenticati, è stata la scintilla che ha trasformato la scrittura e lo stesso canto di Bondì, che adesso sono ancora più legittimamente figli di quella tradizione popolare.

Il risultato di questa evoluzione, un paradosso se pensiamo che nasce da un viaggio nel passato, è  Runnegghiè, un disco ispiratissimo, nel quale Bondì realizza la perfetta fusione fra tradizione e modernità e nel quale gioia e dolore, dolcezza e violenza convivono già dal brano di apertura, Tammuru (tamburo), una sorta di danza macabra nella quale il camposanto diventa una discoteca e i defunti - che, giova ricordarlo, il 2 novembre in Sicilia non vengono semplicemente pianti, ma più propriamente festeggiati - diventano ballerini e accompagnano l’intera città, “da piazza Sant’Anna fino a Partanna”, in una festosa processione.

Se la Palermo del primissimo Bondì era rappresentata dal mercato della Vucciria  e dalle sue “balate” (lastre di pietra) perennemente bagnate e scivolose, in Runnegghiè la fotografia più vivida di questa città dalle mille contraddizioni è Cascino, una dolente ballata nella quale si racconta di un quartiere ormai non più esistente - in realtà una baraccopoli - nel quale la mortalità infantile era elevatissima, l’abbandono scolastico la norma e l’assoluta povertà il minimo comune denominatore che faceva dire ai propri abitanti che “si vieni ru curtigghiu Cascinu, un ti vuoli nuddu” ("se vieni dal cortile Cascino, non ti vuole nessuno").

E nessuno, aggiungo io, potrà mai salvarti da quel destino, neppure l’amatissima Santa Rosalia evocata in Santa malatia, brano la cui dignità popolare è talmente elevata al punto che avrebbe potuto tranquillamente far parte del repertorio di Rosa Balistreri, così come avrebbero potuto farne parte la dolcissima Taddarita, che, prendendo spunto da una filastrocca che la mamma recitava al piccolo Alessio, racconta dell’impossibile amore tra un pipistrello (taddarita in dialetto palermitano) e una luce forte,o Vucca i l’arma, struggente ballata scritta in ricordo della bisnonna scomparsa e la stessa titletrack, cui spetta il compito di chiudere l’album.

Runnegghiè, prodotto come i precedenti da Fabio Rizzo, è un piccolo gioiello di grazia, un disco d’altri tempi – o meglio senza tempo - che merita un ascolto attento, ma che, sebbene cantato in un dialetto palermitano di non facile fruizione, chiunque può assimilare.
Perché la musica di derivazione popolare prescinde dalla lingua, ma utilizza un linguaggio universale.

 

Track List

  • Tammuru
  • Fiesta Nivura
  • Taddarita
  • Santa Malatia
  • Satare`
  • Vucca i l`arma
  • Cascino
  • Runnegghie`

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