Cosmic Sessions<small></small>
Americana • Songwriting • Folk rock

Alessandro Battistini Cosmic Sessions

2014 - Club de Musique / IRD

27/02/2014 di Gianni Zuretti

#Alessandro Battistini#Americana#Songwriting #Folk rock


Alessandro Battistini, il front man dei Mojo Filter, dopo cinque anni sotto quel brand e tre dischi che hanno dato una confortante reputazione alla band, oltre ad avercelo fatto apprezzare nel ruolo di chitarrista, cantante e autore, decide di prendersi un periodo per sé e, abbandonata l’attitudine elettrica, spegne gli amplificatori, ascolta il suo cuore e la sua anima e si tuffa, con grande personalità, nel cantautorato anni ’60 e ‘70, equamente diviso tra California e Louisiana, tra folk cosmico e musica delle radici, e dopo aver percorso le strade polverose del vintage rock  intraprende un solitario viaggio spazio temporale su di una strada che certamente scorre parallela a quelle sonorità delle quali è sempre anche figlia pur essendo nel contempo molto diversa. Battistini  ci porta in un luogo indefinibile dove le atmosfere si fanno più rarefatte e il folk rock venato di psichedelia latente prende il sopravvento sulle pulsioni elettriche della prima ora.

Il galeone interspaziale della copertina, metà nave e metà mongolfiera, viaggia tra terra e spazio e forse in sé ci raffigura un continente autonomo in cui la musica appare come l’unica antenna attiva per creare un contatto tra le Cosmic Session e la terra, non si sa dove andrà ma, come diceva qualcuno, l’importante non è aver chiaro quale sarà l’approdo bensì l’intensità delle emozioni vissute nel viaggio.

Cosmic Sessions, che doveva in origine essere un EP, consta di nove canzoni più una ottima bonus track, quella Xmas Time’s Outside My Door nata quasi per gioco e regalataci per la splendida compilation natalizia di Mescalina, il tutto per un album in cui  l’artista  ci dà la sensazione che il fluire della sua musica avvenga in modo naturale, quasi sotto la spinta di una pace interiore appena rotta da sussulti e reminiscenze rock, la strumentazione usata è parca e capace di una sintesi  per sottrazione che esalta i brani,  la voce di Alessandro è ancora più “indolente”, evocativa, culla l’ascoltatore permettendogli placidamente di interiorizzare le belle melodie che scolpiscono le sue canzoni.  Staring At Your Splendor ballata con un piano da saloon ad accompagnare la voce, è un pezzo davvero intrigante, nel finale si ascoltano le parole di Bob Ross, pittore che racconta i colori dell’inverno quale esemplificazione della bellezza contemplativa a cui il brano si riferisce. Notevole anche The Inner Side, è un brano che inizia pacato e quasi circolare e poi si accende con una coda di folk rock progressivo strumentale che poggia sulla chitarra acustica e le rhodes a rinnovare quei fasti degli early ’70.

Una sola cover Walking The Dog di Rufus Thomas, in cui è convincente la prova vocale di Ale come pure il suo tocco chitarristico, i cori black di Francesca Arrigoni e le  Fender Rhodes di Simone Spreafico le cui tastiere peraltro nobilitano molti pezzi del disco. Vi sono ospiti di rilievo tra i quali spicca John Egenes (Eliza Gilkyson, Jaime Michaels, Tish Hinojosa, Jono Manson and Paolo Bonfanti) al mandolino, banjo e pedal steel, ma anche Antonio Gramentieri (Sacri Cuori), Craig Dreyer (Keith Richards, Warren Haynes, Joan Osborne) al flauto e sax e, last but not least, Jono Manson, sempre più personal trainer di molti artisti della nostra scena, qui si occupa del mastering nel suo studio di Santa Fe (NM) e ci regala un cameo vocale al controcanto nella dolcissima Home, la cui melodia è siglata dall’ukulele e dalle voci dei due artisti e resta uno dei momenti migliori del disco. Irresistibile anche l’evoluzione gospel di Nothing More To Say come pure l’inciso beatlesiano e le turbolenze del sax nella coda di The Wise Rabbit.

Il fatto che non si chiami “Alex Batt” e non viva nel Laurel Canyon  non condizionerà un pubblico che oramai non subisce, come in passato, la sudditanza psicologica dell’americanità ma sa individuare la buona musica a prescindere dalla carta d’identità di chi ne ha la paternità, è per questo che la pattuglia dei nostri songwriters  sta bruciando le tappe e si ritaglia sempre più un ruolo guardato con interesse anche oltre i confini territoriali e per Battistini, che ci consegna un lavoro che si distacca per inventiva rispetto all’agguerrito lotto degli “italianers”, forse è iniziato un percorso luminoso, a patto che riesca a mantenere questa ispirata, fresca vena di scrittura. Fascinoso e sorprendente.

Track List

  • Nothing More To Say
  • Staring At Your Splendor
  • Fill My World
  • The Inner Side
  • Home
  • The Wise Rabbit (An Homage To Mrs Grace)
  • a The Descent b Cosmic Souls c Nibiru`s Dawn
  • All Of Those Rainy Days
  • Walking The Dog
  • Screaming Old Wood
  • Xmas Time`s Outside My Door (Bonus Track)