Aguirre Belle Epoque
2023 - Snowdonia
Tuttavia non vi traggano in inganno le mie parole; c’è moltissima originalità in ogni angolo: una vera sorpresa è L’anacoreta, che miscela un testo surreale e suggestioni disparate nell’arrangiamento (da cui si evince una ricerca che va ben al di là del pop): musica colta che non vuole essere presa troppo sul serio, insomma.
Già a questo punto potrei dirvi che gli Aguirre convincono e si ritagliano uno spazio che li rende riconoscibili. Mi piace l’accostamento di certi accordi dissonanti, associati a testi asciutti e complessi insieme.
Tanto per dare una connotazione a un progetto talmente inusuale, vale la pena di dire che questo è il secondo album degli Aguirre, e che il loro esordio risale al 2012; sono serviti ben dieci anni per poter ascoltare il seguito della narrazione di un percorso a tappe, costellato di influenze (ovviamente non solo prog) pensate da Giordano De Luca, Martino Cappelli, Alice Salvagni e Giulio Maschio.
Di più non dico: cercatelo e ascoltatelo, ne vale la pena, se non altro perché trattasi di prodotto artigianale fatto a mano: certamente con tanta passione.