Side two<small></small>
• Strumentale, Progressive

Adrian Belew Side two

2005 - SANCTUARY

04/01/2006 di Simone Broglia

#Adrian Belew #Strumentale #Progressive

“Tutto ciò che è dritto mente”, borbottò sprezzantemente il nano, “ogni verità è curva, il tempo stesso è un circolo”. Perché cominciare una recensione con un passo dello “Zarathustra” di Nietzsche?
Primo per il fatto che, fra la lungimiranza dell’autore e la sua scrittura metaforica, è un testo che conserva sempre qualcosa da dire. Secondo perché il disco di Belew sembra esserne l’espressione musicale.
Mi spiego meglio, “Side Two” è il secondo disco, ovviamente, di un progetto annunciato da Belew diviso in tre parti. “Side One” era realizzato dal chitarrista accompagnato da Les Claypool e Danny Carey sotto forma di trio.
Decisamente diverso è questo disco, che forse fa emergere in maniera più evidente la spinta innovativa e la voglia di giocare e sperimentare fra nastri e macchine di rallentamento e riversione dei suoni. Tecniche di studio, quelle tecniche imparate dai Beatles di “Strawberry Fields Forever” e da musicisti con i quali ha collaborato lo stesso Belew quando il rock, volendo diventare arte, usava gli insegnamenti elettronici e rumoristici di Stockhausen, Cage, Varèse.
Esempio di questi artisti può essere Zappa che, a metà degli anni ottanta, utilizza il Sinclavier in chiave polemica con i musicisti, oppure Fripp e il Frippertronics.
Del resto la carriera di Belew come musicista parla chiaro; non così limpida è quella invece da solista, vista da alcuni critici come marchiata da una ripetitività stancante e poco feconda, una vena creativa smarrita nei primi dischi.
“Side Two” ha l’effetto e la fecondità di una soundtrack, non pretende altro e nella realizzazione l’ho trovato un buon disco.
Ma torniamo alla circolarità ed allo Zarathustra, una circolarità del tempo che ritorna con le poche frasi vocali inserite all’interno di un disco quasi totalmente strumentale, che continuano ciclicamente a tornare.
Esempio significativo potrebbe essere “Asleep” il cui avvio è segnato dal ritornare di tre brevi versi, seguiti da frasi di chitarra. L’interruzione di quello sfondo sonoro avviene ad opera di rumori che spostano la scena visiva, permettendo comunque ai versi di tornare, seppur in diverso modo. Forse Nietzsche avrebbe detto che ha colto l’attimo in cui nella circolarità deve intervenire il caso, io mi limito a dire che lo stacco è suggestivo e spaesante e l’arrivo degli archi concede all’ascoltatore una sensazione di calore.
Non solo la circolarità nella forma e impostazione del brano ma nella stessa impostazione chitarristica, come si può notare in “I Wish i knew”, in cui la chitarra procede per ellissi.
“Side Two” è un disco prettamente strumentale a cui piace rivedere le forme e cercare di insidiarle inserendo suoni concreti.

Track List

  • Dead Dog on the Asphalt|
  • I Wish I Knew|
  • Face to Face|
  • Asleep|
  • Sex Nerve|
  • Then What|
  • Quicksand|
  • I Know How|
  • Happiness|
  • Sunlight