Actress Statik
2024 - Smalltown Supersound
#Actress#Elettronica#Minimal #bass music #electronica ##minimal
Interessante anche la traiettoria intrapresa fra le varie label che dagli esordi in Honest Jon’s (memorabile quella primavera del 2010, in cui il capolavoro Splazsh coincise col formidabile debutto di Ikonika per Hyperdub) l’ha visto pubblicare lavori in Ninja Tune prima (fisiologico approdo in seguito alla partnership del 2012 con Werk Discs) e in Smalltown Supersound poi, attuale “scuderia” (a suggello dei rapporti allacciati nel 2022 col remix realizzato per Carmen Villain).
Actress timbra con Statik il suo decimo disco, a valle di un cambio di rotta ambientale e contemplativo (con forti richiami in realtà già inseminati nei vapori di Karma & Desire, annata 2020, dimora anche della traccia Remembrance con Zsela, fra le vette massime di un’intera produzione): prendendo a riferimento i temi di meditazione e trascendenza, Cunningham ne traduce in musica gli aspetti più sottesi e pregiati, carambola di foschie soniche fra pareti ovattate.
L’apripista Hell si erge a depositaria di questa deviazione stilistica, dando prova di una bass music vergata da oscure invenzioni, avvolgenti trame nebbiose e crepitii incartocciati fra tenebre dall'elevata forza attrattiva.
Simile sorte per lo sketch che segue (Static), cui tocca il ruolo di appendice al pezzo precedente, tracimata in un breve interludio brumoso (tecnica adottata più avanti in forma ampliata, precisamente a corredo di System Verse, Doves Over Atlantis e Mello Checx, trittico finale del lotto).
Di stringa in stringa appare tale anche My Ways, epigrafico omaggio ad un Four Tet tortuoso, e adiacente a quel drum kit a regola d'arte che esalta il midtempo di Rainlines. A rilievo onirico acquisito, Actress fa da sponda con Ray e Six, potpourri sognante che ridisegna un vello ancor più assorto, sul quale spira il vento di una techno minimale, in astrazione.
Break sospesi e transizioni espanse presenti spesso a questo punto, spezzate solo in corso d'opera a metà Cafe Del Mars, in cui fragori in distorsione rompono gli indugi (esperienza sensoriale in stile Autechre).
Ciò che resta in dote al divenire prossimo (Dolphine Spray) è ormai alle porte: silhouettes melodiche (in ben distinte linee) a dichiararsi col calare del circostante sfrigolio. Decorazioni e chiptunes su textures spiegazzate, urgente e ricco dono, che di charme ammanta l’intera opera.