...a Toys Orchestra Butterfly Effect
2014 - Ultravox/Ala Bianca
#...a Toys Orchestra#Rock Internazionale#Alternative #Pop rock
Il mondo si divide in due, da una parte c’è chi pensa che siamo artefici del nostro destino, che abbiamo in mano il timone della nostra vita, dall’altra parte c’è chi crede all’esatto opposto, noi non decidiamo nulla, ma siamo il frutto delle scelte degli altri, ecco confermata la teoria della farfalla, e la band di Agropoli sembra appoggiarla.
Il talento degli …A toys orchestra è esponenzialmente cresciuto (per rimanere in tema) hanno fatto nuove amicizie, così è nato il sodalizio artistico con Julian Barret, al quale hanno affidato synth e piano in questo settimo disco, lo stesso li accompagnerà in tour completando la consolidata line up, costituita dai “soliti nomi”, ad affiancare Enzo Moretto ci sono i fedelissimi Raffaele Benevento, Andrea Perrillo e Ilaria De Angelis.
Un nuovo indizio della loro crescita artistica è dato dalla collaborazione con Jeremy Glover (produttore dei Liars e dei Crystal Castle) e dal fatto che Butterfly effect sia stato registrato a Berlino al Vox-ton Studio.
Made to grow old è la dimostrazione che la band campana è cresciuta, sfidando il destino punta in alto e guarda all’estero con questo nuovo lavoro dal piglio internazionale; la prima traccia musicalmente ricorda i cari e vecchi Supertramp, quelli di The logical song. Fall to restart è un inno alla nuova partenza e al nuovo inizio, cadere per poi rialzarsi più forti di prima, in questo brano i synth hanno un ruolo estremamente centrale, nel complesso è riconoscibile e orecchiabile.
Ai nostalgici degli …A toys orchestra dico già di mettersi il cuore in pace, l’ex quartetto s’è completamente rinnovato e lo dimostra Always i’m wrong, brano nel quale giocano con i sound anni ’80, plasmandoli in base alle loro esigenze, come fossero di plastilina coloratissima; stessa sorte tocca a Mirrorball.
My heroes are all dead è un diamante grezzo, credo sia il pezzo più bello dell’album, una sensuale ballata costruita con le ceneri della new-wave. Wake me up è caratterizzata dall’approccio corale e da uno scarno ed essenziale piano, ma metà brano arriva il colpo di scena: una piacevolissima sorpresa. Un pizzico di folk-rock condisce Come on, get out che sfocia in un ritornello ripetuto con aggressività; più malinconica è Quiver ornata da una veste elettronica; Mary invece è un classico pezzo rock alla Blur, con tanto di cori che rimandano a Song 2; essenzialità invece per Take my place a metà strada tra il post-rock e il synth-pop. All around the world sigilla Butterfly effect, un album caotico ma maturo nel sound e nella stesura dei testi, chiara dimostrazione della crescita artistica della band. Non ci resta che vederli live.