Da un singolo Ep si possono già tirare delle conclusioni. Lo si può fare quando il materiale con cui veniamo in contatto è valido. Nel caso dei cinque ragazzi di Pavia (Giuseppe, Giovanni, Rocco, William e Claudio) che nel 2008 hanno preso il nome di Stephane Tv, viene tutto molto facile. L’arte del suono, come titola questa breve “introduzione” al gruppo, è ovviamente un riferimento al film di Gondry da cui i nostri hanno pescato. E il riferimento è utile non solo perché fa bella figura come gioco di parole, ma perché aiuta a inquadrare più facilmente un suono che ha molto a che spartire con l’atmosfera del film. Gli Stephane Tv propongono un indie molto rilassato e sognante, dalle atmosfere buie ed affascinanti, supportato dalla bella voce di Giuseppe che si sposa a meraviglia con il mood del disco e soprattutto se la cava più che bene nell’uso della lingua inglese (un dettaglio affatto trascurabile). Prendiamo gli Interpol come padrini per avere un punto di riferimento, serviamogli una camomilla e trasportiamoli negli anni Ottanta a fare pratica. Il risultato sono gli Stephane Tv: chitarre in evidenza, ritmi cadenzati e riverberi ben calibrati. Il myspace della band presenta quattro pezzi, belli in egual misura e tutti assolutamente degni di nota. La copertina dell’omonimo EP sfoggia un bel nero di fondo su cui campeggiano luci sfocate. Un’immagine perfetta, ritratto di un suono. Partiamo quindi con i pezzi. “See the ghost” è la più vintage del lotto, facendo sempre riferimento agli anni Ottanta regno del pop, a cui si aggiunge una sezione strumentale decisamente più figlia di questo tempo in grado di sfoderare una melodia dolce e malinconica. “So called democracy” mantiene il profilo basso e l’atmosfera da luci soffuse, riproponendo la struttura in crescendo di intensità del pezzo precedente, ma impastando ancora di più il suono, molto omogeneo e compatto. Una ricetta perfettamente riuscita che usa ingredienti di prima scelta. Mescolare tutto e servire ben caldo. “Coldness got me here” parte molto lenta, arpeggiata e dilatata, con un cantato quasi sussurrato ad un orecchio rapito. Il fiore poi lentamente sboccia e rivela tutti i suoi colori fino a far intravedere chitarre quasi post rock a fare da cornice. Il pezzo di riferimento per “Dallo Spazio” è “Swan song (Of Our love)”. A dire il vero non c’è un motivo per cui questo pezzo vada preferito agli altri. Come ho già detto la qualità è molto alta e ci si diverte in egual misura. “Swan song” probabilmente è quello che riassume e racchiude tutto quello che è stato detto fino ad ora nel migliore dei modi, in termini di melodia, atmosfera e composizione. E’ un pezzo molto riflessivo e sfaccettato, in grado di trasmettere molte immagini che nella testa viaggiano e si alternano senza sosta. L’abilità degli Stephane Tv è proprio questa: saper creare atmosfere e forme molto personali che si amalgamano in testa e fanno presa nei punti più impensabili. Mica poco. Da tenere d’occhio senza dubbio.
Marco Jeannin
http://www.rockol.it/news-100174/Dallo-Spazio--Stephane-Tv,-l-arte-del-suono