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LEON SETI COBALT Autoproduzione
17/04/2019 - News di Lunatik
Leon Seti (Seti che in egiziano antico significa “lui di Seth”, dio del deserto), all’anagrafe aretina Leo Baldi, sia pur 23enne, ha già all’attivo un paio di dischi e diversi singoli. Iperattivo (forse la metropoli dove ha deciso di vivere, Londra, lo aiuta), da buon dio del deserto, ci regala una nuova forma di pop che è nella testa delle nuove generazioni, gente come FKA Twigs per intenderci, o precursori come Bjork. Pop ballad siderali, da pop sintetico desertificato. Pop con derive soul, gospel, assicurate dalla bellissima voce di Leon, caldissima e sexy. Pop costruito intorno a un immaginario, a una cultura “elettronica” che colpisce, vista l’età di Leon. Già, perché Leon dimostra di aver ascoltato un sacco di dischi di elettronica, di synth pop, di ambient, trip hop e chissà cos’altro “sinteticamente prodotto”. A me di riferimenti ne vengono in mente tantissimi. I beats simil electro fanno pensare a Human League. O quelli più uptempo al synth pop anni 80. I bassi cavernosi alla Demdike Stare.