Mauro Pagani

live report

Mauro Pagani Il Conservatorio di Milano, luogo perfetto per incrociare il sentiero di Mauro Pagani

30/11/2024 di Laura Bianchi

Concerto del 30/11/2024

#Mauro Pagani#Italiana#Canzone d`autore

Puro incanto. È quello che si prova davanti a un concerto così denso, intenso, profondo, intepretato e suonato in modo eccelso, con autentici fuoriclasse, che si spendono per una causa importante  e unanime: testimoniare che quanto scritto da Fabrizio de André e Mauro Pagani negli anni è musica classica, nel senso più alto del termine.

Quello che la Sala Verdi del Conservatorio di Milano ospita stasera, per l'anteprima della straordinaria rassegna La Musica dei Cieli, è più di un concerto, perché travalica la bravura - indiscussa - dei musicisti, per collocarsi nella zona che può definirsi evento memorabile. Evento, parola abusata, che qui invece assume il suo significato più alto: suggello di un progetto, e di un tour conseguente, che ha raggiunto lo scopo della causa di cui si scriveva prima.

La voce di Mauro Pagani è roca, è afflitto da un evidente raffreddore, che spinge una signora della prima fila a porgergli un fazzoletto; le mani non riescono a suonare il suo mitologico bouzouki, uno dei principali artefici della svolta epocale (altro aggettivo trito e ritrito, ma stavolta ci vuole!) di Crêuza de mä, che compie i primi quarant'anni di una vita eterna. Eppure l'energia espressiva, la lucidità civile, la consapevolezza di questo signore che sta sfiorando gli ottanta sono un'ulteriore prova che le idee partorite durante quel sodalizio hanno gambe forti e sguardo chiaro.

Quel "suono mediterraneo" che De André cercava ("Basta con gli Americani, belìn!"), che seguiva il percorso tracciato da una via alternativa al rock di fine anni Settanta, con Il Canzoniere del Lazio, i Carnascialia, la Nuova compagnia di canto popolare, e un'etichetta come la Albatros, incrocia strade infinite, imprime una svolta nella musica non solo italiana, e suona ancora attuale, forse ancora più forte oggi, in un mondo che fatica a trovare un dialogo tra globalizzazione e multiculturalismo.

Da qui la proposta di Pagani, che invita sul palco il suo "fratello africano" Badara Seck, dalla voce incredibile e dalla fisicità prorompente, che trascina tutti in un rito propiziatorio per allontanare gli spiriti maligni:


e che in Sidùn, insieme alla splendida Elena Nulchis, dà corpo al dolore infinito di madri che piangono figli innocenti; ricordiamo che la canzone nacque in occasione del massacro di Sabra e Shatila, 1982...la storia non insegna niente.

Ma tutta la band centra l'obiettivo: dai fiati poliedrici di Mario Arcari, alla direzione di Walter Porro, tastiere e fisarmonica, al tocco pianistico di Eros Cristiani; dalle chitarre di Claudio Dadone, che ricamano note dal sapore orientale, al funambolico basso di Max Gelsi, in perfetta sintonia conn le percussioni di Giovanni Damiani, l'impasto sonoro è compatto, denso di sfumature, impressionante per affiatamento e per intensità espressiva, oltre che per una partecipazione anche mimica, gestuale, prossemica, che trascina e convince.

Sfilano così tutte le perle della collana di Crêuza de mä, a cui si aggiungono altri capolavori scritti con De André (una Ottocento sorprendente, con tanto di jodel finale, una Domenica delle Salme sempre attuale e arrabbiatissima), e canzoni composte da Pagani solo, come una delle sue più care, la dolcissima Domani. Invitato ai bis, il musicista ci regala due interpretazioni straordinarie per impatto emotivo: un omaggio a Dylan, con il suo augurio per noi a restare Forever Young,


e una Impressioni di Settembre ("Ho scritto un pezzo nuovo...spero vi piaccia..."), sulla quale si alza, ci dona gli ultimi istanti di energia con una voce improvvisamente fattasi potente, e coinvolge tutti nel celebre finale. 

Tutti in piedi, signori. Questo è un evento con la maiuscola.

 

SETLIST

Sinàn Capudàn Pascià
‘Â pittima
D’ä mê riva
Ottocento
‘Â çímma
Neutte
Farafrique (Badara Seck cover) (con Badara Seck)
Mamadou Faye (Badara Seck cover) (con Badara Seck)
Sidún (con Badara Seck)
Davvero davvero
La domenica delle salme
Don Raffaè
Domani
Jamín-a
Crêuza de mä

Bis:
Forever Young (Bob Dylan cover)
Impressioni di settembre

FOTO DI FRANCO VALSECCHI