Roger Kellaway

live report

Roger Kellaway Aperitivo In Concerto - Teatro Manzoni

29/11/2015 di Gianni Zuretti

Concerto del 29/11/2015

#Roger Kellaway#Jazz Blues Black#Jazz Guy Wood Jimmy Van Heusen Bruno Martino Richard Rodgers Charles Sorensine

Roger Kellaway, ovvero, quando l’apparente “poco” è in realtà “tanto”.

L’Aperitivo in Concerto ha in serbo regolarmente belle sorprese e forse mai come quest’anno tante sono le date in cartellone ad essere uniche e/o prime esibizioni nel nostro Paese.

E’ stata la volta del grande Roger Kellaway che, come ha affermato nella presentazione il Direttore Artistico Gianni Gualberto, è il segreto meglio custodito tra i pianisti americani, in realtà basta scorrere il curriculum della sua carriera e vengono i brividi nel vedere che ha collaborato, durante gli oltre 50 anni di attività, con numerosi giganti del jazz e della musica leggera, impossibile elencarli tutti.

Kellaway è un signore affabile e gentile, disponibile a affettuoso con il pubblico, non è posseduto dalle paranoie dei suoi colleghi più altolocati. E’ un autentico pranoterapeuta della tastiera, infatti, come impone le mani al suo Bosendorfer Imperiale (il piano più grande la mondo che possiede nove tasti bassi aggiuntivi), fuoriescono cascate di note a compimento di “passaggi” delicati ed espressivi, anche il suo gesto è elegante, quasi da pianista classico, qua e là emergono sfumature cromatiche di stampo new age (Un canto per la pace).

Affronta l’esecuzione, sia dei brani di autori del grande songbook americano sia dei pezzi scritti da lui (è un compositore molto interessante), inserendo elementi di innovazione e a tratti si avvale di moderata improvvisazione; pacata, e carica di dolce nostalgia è apparsa l’esecuzione di Estate, l’esemplare canzone dei due Bruno (Brighetti/Martino), forse una delle canzoni italiane più apprezzate dai jazzisti in Italia e all’estero.

Dopo un inizio prudente, è con i brani più complessi che ci si accorge della sua straordinaria bravura, ma il pianista del Massachusetts riesce ad arrivare al pubblico con un’apparente semplicità che però sottende la grande tecnica pianistica ed interpretativa; ne è un chiaro esempio l’utilizzo sapiente della mano sinistra (da contrabbassista quale è stato) per accompagnare con i bassi l’isolamento ritmico di cui spesso i pianisti meno dotati soffrono. Scoppiettante l’esecuzione della davisiana All Blues in cui l’anima improvvisatrice ha avuto momenti di grande coinvolgimento con il pubblico che ha mostrato di apprezzare. Splendida All My Life, uno dei brani originali in cui Kellaway ripercorre attraverso le note tutta la sua vita.

Il concerto si sviluppa tra fascinazione e sogno ed emerge il gigante del piano in tutta la sua dimensione, quasi che, in una metempsicosi musicale, le anime di Bill Evans, Ted Wilson e Eric Satie si fossero impossessate del corpo di Roger. Per gli encore, dopo un concertointenso di oltre  novanta minuti, Kellaway introduce il pezzo dicendo: “E’ una vita che canto canzoni per il pubblico ora vorrei dedicare a me stesso la prossima canzone, è la canzone del mio cuore” ed esegue Here's that rainy day di Jimmy Van Heusen, e si comprende perché egli ami questa canzone, infatti viene eseguita con un trasporto che solo il cuore può sostenere.

Thank you for coming MR. Kellaway, please, come back soon.

Setlist:

Black wall Tunnel Blues

Have You met Miss Jones?

Come To The Meadow

Estate

All Blues

Soaring

C Jam Blues

All My Life

Un Canto per la pace

My One And Only Love

Here’s That Rainy Day

Per approfondire il curriculum straordinario:

http://www.tgcom24.mediaset.it/spettacolo/-aperitivo-in-concerto-con-una-leggenda-del-jazz-roger-kellaway_2146180-201502a.shtml