Garbo

live report

Garbo Donne E Motori - Brescia

29/11/2002 di Andrea Salvi

Concerto del 29/11/2002

#Garbo#Italiana#Alternative Alt-rock

GARBO

29.11.2002
Donne e motori”, Brescia
In tutti i campi, non solo in quello musicale, l’esperienza rappresenta spesso una garanzia di qualità. Quando ci si ritrova di fronte un artista che può vantarne una di carattere addirittura ultraventennale allora ogni eventuale dubbio sull’effettivo valore lascia spazio ad una più fiduciosa predisposizione nei suoi confronti tacitamente concessa, che il più delle volte sa venir ripagata ad ogni esibizione in pubblico con uno spettacolo impeccabile. Garbo è una di queste figure, fedele ad un percorso che lo ha portato a battere lungo tutta la propria carriera i binari di uno stile fatto di coerenza, passione e continua ricerca espressiva.
La pubblicazione nei primi mesi del 2002 dell’eccellente album “Blu” (Mescal/Sony Music) ha rappresentato per Garbo l’ennesima occasione per sviluppare ulteriormente la propria poetica anche sotto l’aspetto sonoro, collaborando con efficacia con un manipolo di giovani musicisti che ha saputo immedesimarsi completamente con le visioni intime e decadenti di un ‘fare arte’ affatto scontato, di cui la fondazione nel 1997 con diversi scrittori “cannibali” del movimento “Nevroromanticismo” va inteso senza dubbio come un passo decisivo nel processo di collocazione in un contesto culturalmente più ampio di quello musicale.
Tra i più stretti collaboratori spicca la giovane formazione dei Sirenetta H, ai quali spetta sia il compito di aprire i concerti di questo tour che quello di affiancare Garbo durante la propria esibizione, seguendo una formula molto interessante che non sarebbe male venisse presa in considerazione anche da parte di altri nomi. La prima cosa che colpisce quando i quattro Sirenetta H entrano in scena è l’energia che sanno comunicare. Chitarra, basso, batteria ed effetti elettronici sono dosati in una perfetta miscela di techno-rock in bilico tra Nine Inch Nails e Ultravox, dove della manciata di brani originali eseguiti rimangono i testi in italiano ed un sound affilato e vigoroso quanto basta per convincere i presenti. Il gruppo dalla bassa pedana che funge da palco chiama il protagonista della serata, e questi con una studiata e ironica noncuranza esita ad avvicinarsi all’angolo del locale che lo attende. Dopo qualche attimo d’esitazione una figura si lascia alle spalle il pubblico e raggiunge i musicisti.
Avvolto da un lungo cappotto, sciarpa e occhiali neri, Garbo beve l’ultimo sorso da un bicchiere di whisky, concede un misurato saluto ai presenti ed ecco subito le note de “Il fiume”, un classico del suo repertorio che subito sa scaldare il centinaio di fan che gli stanno di fronte. La ritmica e gli arrangiamenti sono ancora molto legati a quelli della celeberrima new wave italiana che con ironia citava Battiato all’epoca, quando l’allora esordiente cantante milanese era solito aprire i suoi concerti. Anche le movenze che Garbo non rinuncia ad inscenare richiamano un legame profondo con l’epoca che lo ha visto crescere e con alcuni modelli precisi non solo di natura estetica, come ad esempio l’impeccabile David Sylvian.
La scaletta divide equamente successi e novità, alternando brani ritmati come la neo-wave “Migliaia di rose” a quelli più lenti come la splendida e riflessiva “Quanti anni hai?”, dimostrando un’attenzione quasi maniacale all’equilibrio dello spettacolo, scandito nelle pause dal dialogo continuo col pubblico e con i membri della band, dal quale emerge l’animo raffinatamente provocatorio di un artista che non perde occasione per mettere alla prova se stesso e chi gli sta di fronte. Parlando dell’influenza dei mezzi di comunicazione sugli individui (Radioclima e TV) coglie l’occasione per confrontare il proprio passato con il presente, accomunando David Bowie e Kraftwerk, melodia e ruvidezza.
Istrionico e raffinato durante l’esecuzione di “Sangue del mio sangue” duetta con una ragazza del pubblico, mentre preso dall’impeto di “Vorrei regnare” Garbo cade all’indietro ai piedi del tastierista, e la sua immagine illuminata dal neon blu che dalla pedana sale verso l’alto continua ad agitarsi mentre l’intero locale si scatena sulle note coinvolgenti di uno dei migliori pezzi della serata.
L’immancabile “A Berlino… va bene”, proposta ben due volte, tra cui una al solo piano conclude il concerto appagando ogni sorta di nostalgia. Qualcuno sottolineerà ancora una volta che “non si esce vivi dagli anni ’80”, ma anche se la musica sfuma, le parole di Garbo appena ascoltate continuano ad alimentare una rassicurante inquietudine propria delle confidenze di un amico fraterno, descritte con il tono caldo e velato della malinconia tipica di chi ha conosciuto su di sé l’esperienza della disillusione. Sensazioni che è difficile trovare in qualche artista più giovane.



Scaletta:
01. Il fiume
02. Un bacio falso
03. Per me
04. Quanti anni hai?
05. TV
06. Migliaia di rose
07. Radioclima
08. Sangue del mio sangue
09. A Berlino… va bene
10. Vorrei regnare
11. A Berlino… va bene