live report
Judith Owen And Her Gentlemen Callers Lugano / Parco Ciani
Concerto del 29/07/2023
#Judith Owen And Her Gentlemen Callers#Jazz Blues Black#Blues
qui.
Con lei, un gruppo di all stars from New Orleans, la sua città adottiva, ossia Her Gentlemen Callers, composto da David Torkanowsky al pianoforte, il trombettista Kevin Louis, il sassofonista Ricardo Pascal, Darryl Hall al basso, Dave Blenkhorn alla chitarra e Pedro Segundo alla batteria e alle percussioni. I magnifici sette sfoderano fin da subito grinta, peersonalità e professionalità, con Torkanowsky direttore d'orchestra e Owen animatrice, in perfetto equilibrio fra brio, profondità e virtuosismo vocale.
Il concerto è tutto imperniato sul disco, dedicato alle donne del blues fra gli anni Quaranta e Cinquanta, da Peggy Lee (una Fever lentissima e torrida, intinta nel profondo Sud, o He's a Tramp, altrettanto sinuosa e sexy) a Pearl Bailey, da Mary Lou Williams a Julia Lee, con una ironica e scoppiettante The Spinach Song (I Didn’t Like It The First Time), senza dimenticare l'iconica Nina Simone, con una I put a spell on you, non compresa nel disco, che vede Owen eccezionalmente in questo caso al piano (che sa suonare benissimo, come dimostra il concerto tenuto a Milano nel 2015, documentato qui.)
Le donne del blues sapevano come costruire una canzone capace di fare battere il ritmo, sorridere per i doppi sensi, e riflettere sui tormenti intimi dei loro cuori infranti, ma anche sulle gioie che si sapevano conquistare, come canta Owen in un'energica Snatch and Grab It, impreziosita da assoli coinvolgenti di tutta la band, davvero stellare. La sezione ritmica non sbaglia un colpo, fra batteria e contrabbasso (giovani, ma già bravissimi), i fiati sono precisi e affiatati, tastiere e chitarra à la Django Reinhardt ricamano, sottolineando la vocalità duttile e trasformista di Owen, vera regina della scena, che tenta approcci mimici e gestuali in tipico italian style col pubblico, lo incita al clapping, al singalong, ad applaudire la band a ogni assolo. Ma non ce n'è bisogno: tutti sono entusiasti, e dal lago di Lugano sembra di essere trasportati ora in un club di New York, ora in una strada di New Orleans, per un effetto energizzante e coinvolgente.
Finale con una lunga standing ovation, e con una grande artista che si presta, nel dopo concerto, a foto, autografi e chiacchiere, senza fuggire, come tante finte dive nostrane. Da vedere, e rivedere.
SETLIST
Blossom's Blues
Satchel Mouth Baby
Spinach Song
Tess's Torch Song
He's a Tramp
Fever
He's Is A Real Gone Guy
Big Long Sliding Thing
Fine Brown Frame
Everything I got belongs to you
I put a spell on you
Snatch and Grab It
Eccola. Camicia bianca, cravatta, pantaloni di taglio maschile, rossa chioma con l'onda, a metà fra Ava Gardner e Jessica Rabbit, movenze feline, sorrisi a profusione e lunghe gambe accavallate sullo sgabello da bar: così Judith Owen appare sul palco dell'accogliente Parco Ciani di Lugano, per un'altra tappa del suo tour di presentazione dello splendido doppio Come on and get it, di cui avevamo scritto Con lei, un gruppo di all stars from New Orleans, la sua città adottiva, ossia Her Gentlemen Callers, composto da David Torkanowsky al pianoforte, il trombettista Kevin Louis, il sassofonista Ricardo Pascal, Darryl Hall al basso, Dave Blenkhorn alla chitarra e Pedro Segundo alla batteria e alle percussioni. I magnifici sette sfoderano fin da subito grinta, peersonalità e professionalità, con Torkanowsky direttore d'orchestra e Owen animatrice, in perfetto equilibrio fra brio, profondità e virtuosismo vocale.
Il concerto è tutto imperniato sul disco, dedicato alle donne del blues fra gli anni Quaranta e Cinquanta, da Peggy Lee (una Fever lentissima e torrida, intinta nel profondo Sud, o He's a Tramp, altrettanto sinuosa e sexy) a Pearl Bailey, da Mary Lou Williams a Julia Lee, con una ironica e scoppiettante The Spinach Song (I Didn’t Like It The First Time), senza dimenticare l'iconica Nina Simone, con una I put a spell on you, non compresa nel disco, che vede Owen eccezionalmente in questo caso al piano (che sa suonare benissimo, come dimostra il concerto tenuto a Milano nel 2015, documentato qui.)
Le donne del blues sapevano come costruire una canzone capace di fare battere il ritmo, sorridere per i doppi sensi, e riflettere sui tormenti intimi dei loro cuori infranti, ma anche sulle gioie che si sapevano conquistare, come canta Owen in un'energica Snatch and Grab It, impreziosita da assoli coinvolgenti di tutta la band, davvero stellare. La sezione ritmica non sbaglia un colpo, fra batteria e contrabbasso (giovani, ma già bravissimi), i fiati sono precisi e affiatati, tastiere e chitarra à la Django Reinhardt ricamano, sottolineando la vocalità duttile e trasformista di Owen, vera regina della scena, che tenta approcci mimici e gestuali in tipico italian style col pubblico, lo incita al clapping, al singalong, ad applaudire la band a ogni assolo. Ma non ce n'è bisogno: tutti sono entusiasti, e dal lago di Lugano sembra di essere trasportati ora in un club di New York, ora in una strada di New Orleans, per un effetto energizzante e coinvolgente.
Finale con una lunga standing ovation, e con una grande artista che si presta, nel dopo concerto, a foto, autografi e chiacchiere, senza fuggire, come tante finte dive nostrane. Da vedere, e rivedere.
SETLIST
Blossom's Blues
Satchel Mouth Baby
Spinach Song
Tess's Torch Song
He's a Tramp
Fever
He's Is A Real Gone Guy
Big Long Sliding Thing
Fine Brown Frame
Everything I got belongs to you
I put a spell on you
Snatch and Grab It