Steve Forbert

live report

Steve Forbert Modena / Lambruscheria di Ca' Berti

29/01/2019 di Giovanni Sottosanti

Concerto del 29/01/2019

#Steve Forbert#Americana#Songwriting

Quando i sogni si avverano hanno il volto, la chitarra e la voce di Steve Forbert e trovano dimora alla Lambruscheria Ca' Berti, nel verde imbiancato di neve delle colline modenesi. Calore, cordialità, accoglienza, ottimo cibo, vino sublime e splendida compagnia, questi gli ingredienti per una serata che scalda il cuore e ristora l'anima. Qualità preziose che non trovi ovunque e quando succede le tieni ben strette.

Apre la serata Roberta Finocchiaro, da Catania con la freschezza della gioventù, entusiasmo e grinta sorrette da un fisico minuto e mascherate da un'apparente timidezza. Si chiama Something True la sua nuova fatica discografica incisa a Memphis, canzoni che viaggiano in territori in cui folk, soul e blues camminano a braccetto senza pestarsi i piedi. Nei brani iniziali la supporta il prezioso dobro di Paolo Ercoli, poi è lei da sola, voce e chitarra. L'avevo già ascoltata a Roma al Light Of Day 2017, la prova di stasera è valida e conferma il valore della ragazza e le positive impressioni di allora.

I sogni a volte hanno i capelli ricci ma ingrigiti, la faccia da eterno ragazzo segnata dagli anni e dagli acciacchi. Quando però imbraccia la chitarra, soffia nell'armonica e inizia a cantare con quella voce, la sua voce, sempre immutata, ecco che il tempo come per magia si ferma, torniamo indietro di quarant'anni e la puntina gracchia sui vinili consumati dai giri compiuti nel giradischi. Little Stevie Orbit è lì, a pochi metri davanti a te, chiudi gli occhi e sogna, ma questa volta è vero! E gli occhi li chiude spesso anche Steve, perché il sogno dobbiamo viverlo tutti insieme, noi con lui e non deve volare un fiato per non spezzare la magia!

E allora eccoci, siamo pronti, guida tu Little Stevie, sai dove andare e dove portarci, siamo pronti a seguirti ovunque attraverso questo splendido viaggio contrassegnato dalle tue splendide melodie. Brividi sottopelle, emozioni a grappoli e un senso di estasi quando Goin' Down To Laurel, Grand Central Station, March 18, 1977 e Good Planets Are Hard To Find ci ricordano la grandezza di Stevie come autore, la capacità innata di scrivere melodie semplici e immediate ma tremendamente vere e dirette. Una voce che scava nel profondo dell'anima, una tecnica chitarristica nervosa ed essenziale, spoglia da inutili orpelli, il tacco degli stivali come implacabile e potente sezione ritmica. Perché anche se il folk dylaniano, il blues del Mississippi e la canzone d'autore la fanno da padroni, alle spalle si affaccia lo spirito del rocker, che raggiunse la massima espressione in dischi come Streets Of This Town e The American In Me.

È proprio la title track di quest'ultimo a risultare uno dei momenti migliori della serata. Non sono affatto da meno The Magic Tree, che intitola l'ultimo disco, e altri brani tratti da quest'ultimo. È di poche parole Steve tra un pezzo e l'altro, preferisce far parlare la musica, ad un certo punto però chiede se ci siano richieste e una di queste è la splendida Say Goodbye To Little Jo da Jackrabbit Slim, 1979. Per il finale lo raggiunge Paolo Ercoli, che si disimpegna egregiamente tra dobro e mandolino. Vorresti che non finisse mai, poi però quando parte l'armonica e la chitarra scandisce l'intro inconfondibile di Romeo's Tune, ti sembra di essere sospeso nell'infinito e capisci che il sogno ha avuto il miglior coronamento possibile "Meet me in the middle of the day / Let me hear you say everything' okay". Tira fuori il disco, mettilo nel piatto, aziona il braccio e fai scendere la puntina nel solco...silenzio, canta Steve Forbert!