live report
Terje Nordgarden Morya Alter Bar - Cellatica (bs)
Concerto del 28/01/2005
28 gennaio 2005
MORYA ALTER BAR – CELLATICA (BS) Un ragazzo norvegese, venuto in Italia quasi per caso, che realizza il suo sogno di diventare musicista, pubblica un cd, fa un video e partecipa ad una compilation: questo è Terje Nordgarden.
Si potrebbe pensare alla solita favola da star, ma Terje è ben altro: giovane sì, ma consapevole della strada che ha ancora da fare. A partire dalle proprie canzoni, da un secondo disco che sta per essere registrato, da una storia tutta da costruire, soprattutto in patria, dove è ancora sconosciuto. Proprio per questo all’inizio del 2005 ha scelto di tornare nel nostro paese, con un set acustico, in completa solitudine: per mettere alle prova i nuovi pezzi nel modo più diretto possibile, per sentire dove possono crescere e come possono svilupparsi.
Senza alcun filtro, senza alcun gruppo a cui appoggiarsi: solo lui davanti al pubblico.
Così Terje Nordgarden si è presentato al Morya di Brescia, attaccando subito a sussurrare una melodia che è poi diventata “Winter morning”. Già l’inizio ha rappresentato quello che il concerto avrebbe offerto: canzoni suonate con una chitarra e soprattutto con una voce libera di essere sé stessa.
Rispetto al disco, Terje non ha avuto arrangiamenti da seguire se non lo spirito dei suoi brani, che ha sviluppato improvvisando volentieri con il proprio canto.
Le canzoni sono state ampliate nella loro struttura e nella loro atmosfera, come successo in “Nothing comes that easy” introdotta da uno stralcio di “I shall be released” di Bob Dylan: il gioco poi si è ripetuto anche con “Il suonatore Jones” di De Andrè, usata per “2nd flight”, e con “Come on in my kitchen” di Robert Johnson in apertura di “Sometimes”. Quelle di Terje non sono state però cover messe in scaletta per omaggiare qualcuno o per incuriosire il pubblico, ma piuttosto parti di un lavoro sulla canzone condotto in modo aperto.
Prova ne è stata anche la citazione de “La zingarella” di Verdi, inserita quasi per scherzo alla fine di “Stay away”: il “ragazzo” ha dimostrato una voce capace di muoversi al di fuori delle semplici categorie folk o rock e una sicurezza, anche nell’uso della chitarra, che gli ha permesso di imporsi e di imporre persino le canzoni inedite.
In bilico tra Nick Drake e John Martyn, ma soprattutto vicino ad Elliott Smith, a cui ha dedicato “The gift of song”, le sue interpretazioni non hanno temuto confronti: prima “All yr notes”, con una parte strumentale estesa ed una serie di stacchi ben carichi, lo ha fatto letteralmente alzare dallo sgabello e poi “2nd flight” lo ha portato a suonare tra il pubblico. Per coinvolgere i presenti, Terje ha fatto uso di un italiano e di una presenza sul palco inattese: quando gli è stata richiesta “This time”, che la gola non gli avrebbe permesso per via del falsetto, ha sopperito con una versione grintosa, dimostrando grande polso.
Una sorpresa è stata “The night” dei Morphine e poi la chiusura con “My last song” eseguita in una sorta di trance acustica, colma di soul.
Terje si è quindi intrattenuto a lungo a firmare autografi e a parlare coi presenti, dimostrando un sincero interesse nei confronti del suo pubblico e lasciando presagire un secondo album dall’impostazione più acustica: se il tiro e l’intensità saranno quelli visti sul palco, allora noi italiani potremmo davveri vantarci di aver scoperto qualcuno, arrivando prima dei norvegesi e addirittura degli inglesi. Scaletta:
Winter morning
I shall be released / Nothing comes that easy
Good things die
The gift of song
The change
Stay away
A brighter kind of blue
All yr notes
Song for drake
Father and son
Il suonatore Jones / 2nd flight
Capture
This time
On London town
Come on in my kitchen / Sometimes
The night
My last song