Reading and Leeds Festival

live report

Reading and Leeds Festival Reading and Leeds Festival, 23 / 25 agosto 2024

27/08/2024 di Edoardo Mazzilli

Concerto del 23/08/2024

#Reading and Leeds Festival#Rock Internazionale#Rock

L'ultimo fine settimana di agosto in Inghilterra per gli appassionati di musica – rock, pop, indie, punk, alternative, rap e chi più ne ha, più ne metta – vuol dire solo una cosa: Reading & Leeds Festival, una delle manifestazioni musicali più longeve al mondo. La prima edizione a Reading risale al 1961, quando ancora portava il nome di Nation Jazz Festival. Negli anni poi ha assunto il nome di Reading Festival; si è definita una location permanente e si è aggiunto il fatto che un secondo festival, quello di Leeds, appunto, si svolgesse nei medesimi giorni e prevedesse in line-up i medesimi artisti, a giorni invertiti, chiaramente.

Ero stato al Reading solo una volta, nel 2019. La line-up di quest'anno mi ha attirato nuovamente nel campo verde che si estende a nord ovest di Richfield Ave per una tre giorni con Blink-182 – freschi di ricongiungimento con Tom Delonge –, Liam Gallagher, che è in tour a festeggiare i 30 anni di Definitely Maybe (e a fine concerto ha riservato una grande sorpresa), Lana Del Rey, i sempre grandiosi Catfish and The Bottleman, i Fontaines D.C. – che proprio lo scorso venerdì hanno pubblicato lo splendido disco Romance – e tanti altri come i Prodigy, Fred Again, The Wombats, Viagra Boys, Skrillex. Oltre 80 i nomi riportati sulla locandina, divisi tra venerdì 23, sabato 24 e domenica 25 agosto e spalmati sui sei palchi, a partire dallo storico e imponente Main Stage. Sentire tutti è chiaramente impossibile, dal momento in cui molte performance si sovrappongono, ma il senso del festival non è questo, quanto piuttosto scoprire nuovi artisti. L'atmosfera del festival si inizia a respirare già sul treno. Sembra di essere in gita. A bordo dei vagoni solo gruppi di giovani, giovanissimi, con infradito, zaini, sacchi a pelo, carrellini, sacchi della spesa da cui fuoriescono lattine di birra. Alla stazione di Reading dai treni scende solo gente diretta al festival e ad accoglierla ci sono decine di operatori che danno indicazioni. Starò quattro notti in una tenda già montata in uno degli 11 camping che circondano l'area della manifestazione, perché i prezzi degli alberghi nei dintorni sono elevati. Tra i corridoi del supermarket ragazze e ragazzi comprano biscotti, patatine, bocce d’acqua e casse di birra. La coda per entrare nei camping è lunga, ma scorrevole. Molta polizia, cani antidroga, addetti al controllo dei biglietti. L’attesa non supera la mezz’ora. Sono dentro. Distesa di tende colorate. Qualcuno ci ha piantato una bandiera – soprattutto gallesi e irlandesi –, altri ci hanno messo stravaganti segni di riconoscimento, come una stampa gigante del falso documento del mitico Mc Lovin del film "Tre metri sopra il pelo”, o la maxi fotografia imbarazzante di un amico. I camping molto spesso hanno sicurezza H24, bagni e docce private e altri comfort. C’è persino un’area coperta con specchi, asciugacapelli e piastre per chi ne ha bisogno.

La stragrande maggioranza dei campeggiatori ha tra i 16 e i 25 anni, la maggior parte forse non arriva ai 20. Molti sfoggiano un adesivo con scritto “Bollocks to Brexit. Reset, repair, rejoin”. I ragazzi girano con magliette da calcio – di molte di squadre italiane, peraltro – o a torso nudo, ciabatte con calzini ai piedi e pantaloncini. Le ragazze in reggiseno o canottiera. Pioggia e raffiche di vento si alterneranno a sprazzi di sole, ma per loro non fa differenza, l'outfit è quello. La gente tra i 30 e i 50 anni è poca, anzi, non se ne vede. Ci sono però veterani del festival che probabilmente non si perdono un'edizione e continuano a venire a campeggiare tra i giovani.

Quello che fa del Reading un vero festival, oltre al numero di artisti e palchi, è la presenza di centinaia di food truck che offrono cibo di quasi ogni nazionalità, i mercatini di vestiti vintage, un piccolo supermercato allestito tra i camping e attrazioni da luna park. Quello che lo rende un festival serio invece è l'alto numero di stand di volontari pronti ad aiutare chiunque abbia bisogno, e personale della sicurezza che ha il fare del buon padre di famiglia più che del buttafuori. Non mancano chiaramente grandi centri di primo soccorso con personale medico.

In attesa dell'inizio del festival, i giovani stanno seduti in cerchio fuori dalle loro tende ad ascoltare musica e mangiare. Nel tardo pomeriggio però si apre l'area. Palchi vuoti, ma la gente inizia a esplorare. Io spulcio qua e là. In tarda serata il dj Jay Knox darà via ufficialmente al festival salendo sul mitico Chevron Stage. Davanti a lui una silent disco con migliaia di persone.

 

Venerdì mattina alle 11:30 sono al Republic Stage a scoprire i Big Special, un electric punk duo. Quest’anno è uscito il loro disco dal titolo Postindustrial Hometown Blues. C’è un insieme di generi che tende a emergere. Si percepisce quasi del country, ed è tutto stranamente funzionante. Proseguo verso il BBC Introducing Stage e mi imbatto nei piacevolissimi Carsick. Alla sera suoneranno i Blink e questi ragazzi inglesi sono l’antipasto ideale. Riff azzeccatissimi, un garage rock non ridondante e banale. Attirano moltissimi ragazzi sotto il palco e anche io mi butto in un pogo. Sanno stare sul palco, scherzano, accennano l’intro di Smells Like Teen Spirit e fomentano il pubblico. Li godo a fondo, anche se al mattino le performance durano poco meno di mezz’ora.

Cambio palco e cambia il genere. Sul Main Stage c’è il giovane e talentuoso Seb Lowe. Per uno che ha appena finito di pogare potrebbe essere noioso, invece questo giovane con l’aria di Bob Dylan mi colpisce e non esagero a pensare che canti davvero con l’anima, una voce incredibile usata per lanciare messaggi importanti e portare l’attenzione su temi di attualità. Il resto del gruppo è forte come lui. Merita di essere seguito. Dopo di lui tocca al tostissimo trio rap irlandese Kneecap. Alla prima canzone sparata nell’impianto del Main inizia a radunarsi moltissima gente. Spuntano bandiere dell’Irlanda e i tre rivendicano con orgoglio le loro origini. Dietro di loro ogni tanto spunta il messaggio “The British government is enabling a genocide in Gaza”. I tre non le mandano certo a dire. I pezzi sono aggressivi, la basi martellano. Loro fomentano il pubblico e, prima di lasciare il palco, il dj con il passamontagna irlandese scende e si lancia nel pogo. Delirio.

Il pomeriggio prosegue con i Neck Deep, band gallese che delizia i fan e gli estimatori dei Blink con brani dalle sonorità punk, alternative rock a loro graditi. La loro performance viene apprezzata, ma ancor di più forse quella dei Two Doors Cinema Club, storico gruppo indie dell’Irlanda del Nord. Le linee semplici ma accattivanti dei loro brani, suonate mentre sugli schermi vanno immagine caleidoscopiche, sono quello che moltissimi sotto il palco stavano aspettando.

Arriva sera, sale il vento e sul palco spunta un set che rimanda a programmi televisivi anni ’70 con tanto di televisore. È il momento del menestrello scozzese Gerry Cinnamon. Non fa per me, ma il suo entusiasmo è indiscutibile. Ride, scherza, se la suona e se la canta. E al pubblico piace molto. Tanti giovani urlano il suo nome. Lui padroneggia alla grande la chitarra acustica, anche se dietro di lui, troppo nascosti per i miei gusti, ci sono i suoi musicisti che lo accompagnano. La scena però è solo sua.

Il dubbio amletico del venerdì sera è: Blink-182 o Prodigy? La scelta ricade sui Blink, anche se le mie aspettative sono basse. Avevo visto dei video delle ultime performance e non mi erano piaciuti. Li avevo trovati una copia sciupata di loro stessi. Invece escono, suonano, interagiscono, si insultano, fanno battute a sfondo sessuale, fanno commuovere e io mi ricredo. Tom DeLonge ha riportato il vigore che mancava al gruppo nel periodo in cui l’ha sostituito Matt Skiba. A reggere la cattedrale però è sempre il mostruoso Travis Barker, seguito da Mark Hoppus, che ride e scherza con Tom ma è più pacato e dirige letteralmente lo show. DeLonge invece è un eterno adolescente con gli ormoni in subbuglio. Ma è la sua voce e, quando canta “do I have to die to hear you miss me”, mentre sullo sfondo passano in rassegna le foto del gruppo nei primi anni 2000, il pubblico piange. Fuochi di artificio come da tradizione alla fine di ogni serata. Sipario, tutti in tenda.


Sabato mattina piove. Mi decido a uscire dalla tenda solo attorno alle 11 e come me tanti altri. Me la prendo con calma e raggiungo il Main Stage all’ultima canzone dei Dead Poet Society. Il pubblico apre un pogo e io mi ci butto a capofitto per cercare di guadagnare qualche posizione, anche se mi accorgo subito di una cosa: i primi metri di pit sono occupati da giovanissime ragazzine in attesa – presumo, ma ne sono certo – di Lana Del Rey. Il pomeriggio però è lungo e inizia con le The Last Dinner Party, un gruppo (quasi) tutto femminile che mi sorprende positivamente. Cambi di ritmo, ottimi assoli di chitarra, grande voce della cantante. Mentre le ascolto cerco di pensare quale band mi ricordano. Strano a dirsi, ma mi vengono in mente i Queen. Le ragazze meritano un ascolto.

Il sole va e viene. Scende ancora un po’ di pioggia e in un attimo arriva uno dei momenti che aspettavo maggiormente. Dall’alto del palco viene calata la scritta Fontaines D.C. Purtroppo il muro di ragazzine che invade il pit non è con me e, quando Grian Chatten e compari salgono sul palco e iniziano a suonare Romance, all’indomani dell’uscita dell’omonimo grandioso disco (qui la recensione di Gianluca Crugnola: https://www.mescalina.it/musica/recensioni/fontaines-dc-romance-), le giovani sembrano non capire che sono di fronte a un live potenzialmente storico di una band sulla cresta dell’onda e destinata a diventare qualcosa di importante. Il pubblico in fondo invece è fan degli irlandesi e la scena è surreale. Dietro bordello, davanti quiete. La band di Dublino sembra perplessa a tratti, ma se ne infischia. Sparano nove pezzi uno dietro l’altro, facendo calare su Reading un’atmosfera mistica come l’aura del loro ultimo disco. Chiudono alla stragrande con Starburster. Un gran concerto, anche se i ragazzi meritavano un altro pubblico. Li si aspetterà headliner.

Sul palco salgono 30 voci tra uomini e donne, insieme a diversi musicisti. Sono le coriste e i coristi che accompagnano la giovane cantante britannica Raye. Il pubblico stravede per lei e in effetti non le si può dire niente. Mi ricorda Mary J Blige a tratti e, per quanto il genere non sia il mio, davanti a tanto talento non si può che ammirare e godersi la performance.

Arriva il tanto atteso momento (per le fan nel pit) di Lana Del Rey. Fino a quel momento gli orari riportati in scaletta sono stati rispettati in modo impeccabile. Molti artisti, anzi, sono saliti sul palco un minuto prima. Per montare le scalinate e i balconi ricoperti di rampicanti che fanno parte dello show di Lana però ci vuole tempo e i rodie finiscono appena in tempo. Alle 19:50 però la cantante non si vede e gli inglesi si spazientiscono immediatamente. Esce ben oltre le 20:15 e viene perdonata. Sul palco si aggira anche il padre, che scatta foto al pubblico e saluta le giovani fan della figlia. La performance nel complesso è deludente. Playback o no? La domanda mi affligge per tutto il tempo. Mi vengono ancora più dubbi quando parte West Coast. Lana non canta. Sale le scale e va su uno dei balconi a muoversi con le ballerine. La traccia però va avanti e suonano solo gli ottimi musicisti che sono con lei. La scaletta, per quanto breve, è variegata. Come da programma, il concerto alle 21:05 finisce e Lana, apparentemente spaesata, lascia il palco. Tutti aspettano un encore. Compare però un suo ologramma. Poi torna fuori anche lei, ma solo per guardare i fuochi d’artificio. Più tardi dai canali ufficiali il festival si scuserà per aver accidentalmente tagliato 5 minuti del suo live.

La giornata non è finita. Il super headliner di sabato è Fred Again, producer e dj di altissimo livello. Il suo ingresso - non ingresso sul palco è geniale. L’artista svetta da una torretta posizionata in mezzo alla folla. Ha una telecamera puntata in faccia che lo riprende mentre picchia come un matto con le dita sul launchpad. I giovani vanno in delirio e si radunano sotto di lui creando una folla oceanica. A rendere il tutto ancor più mistico sono dei laser che tagliano il cielo a distanza di centinaia di metri. Il ragazzo però, che suona con indosso una maglietta dei Fontaines, non è l’unico performer della serata. Sotto il tendone del BBC Radio1 Stage infatti ci sono i The Wombats. Nonostante Fred Again abbia attirato una massiccia quantità di persone, il tendone giallo e blu è pieno di gente che va matta per il gruppo indie di Liverpool. Seguo una parte dello show e ne resto colpito. Anche per sabato, è tutto.

 

Dalla mattina di domenica inizia a circolare con insistenza la voce che ci sarà presto la reunion degli Oasis. Lì per lì non do troppo peso alla cosa, anche perché la notte trascorsa in tenda è stata la più difficile per il freddo e l’umidità. A Leeds hanno addirittura dovuto chiudere due palchi e annullare gli show a causa del forte vento. I primi due gruppi che sento sono proprio alcuni di quelli che non hanno potuto suonare a Leeds e che anche per questo a Reading hanno voluto dare il meglio di sé: The Luka State e Corella. Tipiche band inglesi: sanno suonare, sanno comporre canzoni come Dio comanda. Entrambi i gruppi ci hanno tenuto a far sapere che non hanno suonato a Leeds e hanno mostrato grande entusiasmo per aver potuto raggiungere il Main Stage del Reading nella loro vita. Va inteso infatti che per gli appassionati di musica in Inghilterra il Reading è veramente un’istituzione e ogni estate ci vanno come spettatori. Andarci a suonare è un sogno che si avvera.

La performance più sfortunata della giornata è quella della cantante statunitense Reneé Rapp. Sotto il palco le sue fan iniziano a sgomitare con i fan di Liam per raggiungere la transenna, ma presto restano deluse. La giovane sale sul palco e inizia a cantare, ma il suo microfono è staccato. Sparisce per qualche minuto e ritorna. Canta due brani, forse tre, ma poi una forte folata di vento fa cadere dal tendone del palco tutta l’acqua piovuta il giorno prima e la cantante viene letteralmente lavata, e come lei anche i cameraman, le telecamere e altre fragili apparecchiature. Show interrotto per dieci minuti, poi Reneé ci riprova per le sue fan. Canta un pezzo, ma non è giornata. Ancora vento, ancora acqua. Capisce che “la quarta vien da sè” e decide di annullare il concerto. Le fan non ci credono, ma è così. Tutto bene invece durante lo show dei Pendulum, che, con i loro suoni elettronici e punk, hanno riacceso l’entusiasmo e scatenato grandi poghi. Altrettanto bene la performance di 21 Savage, rapper che ha reso dura la vita della gente in attesa di Liam nel pit, che si è vista scatenare addosso migliaia di giovanissimi suoi fan. Altri problemi tecnici invece sono subentrati durante il comunque grande concerto dei Catfish and The Bottleman. La band gallese era attesissima, ma, dopo aver suonato Longshot, durante Kathleen è stata interrotta per problemi agli strumenti. La chitarra di Ryan McCann non si sentiva. Lui ha comunque voluto finire il pezzo a cappella mentre il resto della band ha lasciato il palco. Attesa di qualche minuto e poi il concerto è ripreso. I ragazzi hanno spinto al massimo tra assoli lisergici e ritornelli ripetuti all’infinito.

Il countdown per lo show di Liam Gallagher parte dal 2024: sullo schermo compare la data e, minuto dopo minuto, gli anni retrocedono fino a raggiungere il 1994, anno in cui è uscito il disco Definitely Maybe degli Oasis. In transenna i fan più sfegatati leggono notizie sulla reunion. Pare sia vero. Qualcuno vocifera che a Reading ci sia Noel per assistere al concerto del fratello. Chi lo sa? Puntuale però Liam sale sul palco e non dà più tempo per pensarci. È in forma. Dedica Half The World Away al fratello, fa battute come suo solito e scherza. Ferma la band per sistemare chewing gum sul palato. Il batterista pensa sia una battuta e attacca a suonare. “Ho detto che devo sistemare il chewing gum” dice Liam, e lo ferma. Chiude il concerto con I Am the Walrus dei Beatles. Saluta e se ne va. Sugli schermi compare la data 27.08.2024 e l’orario 8am, scritti con l’iconico carattere della band Oasis. Contemporaneamente sui profili social suoi, di Noel e del gruppo scioltosi 15 anni fa è comparsa la stessa videata. Tutti in tenda e non si parla d’altro per l’intera notte. Il Reading Festival 2024 si chiude così...

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