Roberto Vecchioni

live report

Roberto Vecchioni Catania - Teatro Massimo Bellini

27/01/2015 di Mario Bonanno

Concerto del 27/01/2015

#Roberto Vecchioni#Italiana#Canzone d`autore

Metti una sera il Prof. che muove all’insegna dell’old fashion per vecchioniani doc (Ultimo spettacolo) e quando se lo può ormai permettere – cioè all’abbrivio dei saluti finali, con il teatro tutto dalla sua – si gioca il coretto “oh! oh! cavallo” di Samarcanda. Metti che in mezzo ci stia un sacco grande così di canzoni, monologhi e roba della serie vita vissuta & cantata/narrata. Quasi che il tempo avesse scordato la sua parte e per Roberto Vecchioni fosse ancora la sola cosa possibile da fare (parole pensate, lette, dette, lasciate e prese, lasciate agli altri, inturgidite, vezzeggiate, sofferte, liberate). Metti tutto questo e se ancora non basta, metti anche due musicisti che da soli valgono una band  -  Ilaria Biagini (pianoforte) e Massimo Germini (chitarra) -: si avrà un’idea alquanto prossima a ciò che è stato il live acustico di Vecchioni al Teatro Massimo Bellini di Catania lo scorso 27 gennaio. Qualcosa che gli aggettivi possono prenderci oppure (swish!) mancare alla grande: finiranno comunque col riferire del clima sottilmente sospeso a ridosso di golfo mistico e platea, in una notte imprestata alla canzone d’autore con le maiuscole.

Sulla scorta di passioni & suggestioni mutuate dal suo fresco Il mercante di luce (già best seller), Vecchioni coniuga il suo essere ab origine uno e trino (cantautore-scrittore-professore), giganteggiando, forse anche suo malgrado, in stazza polimorfa: intellettuale organico, cattedratico non pontificante, fustigatore di costumi 2.0, cantore romantico e non più piagnone (anche se non conviene fidarsi fino in fondo, con Vecchioni i fazzoletti è bene sempre tenerli a portata di mano), affabulatore elargito alla ballata pop, frequentatore dei lirici greci come nemmeno le sue tasche. E poi, certo, romanziere di successo e mercante di luce. Che significa andirivieni tra senso sotteso e manifesto delle cose, significa cultura trasversale. Vuol dire rabbia e vuol dire poesia sotto i motori immobili del Grande Sogno e del Grande Amore.

Insomma il Vecchioni che puoi ripetere (cantare) ormai a memoria e non ti stanchi mai di riascoltare (quello ontologico-crepuscolare di Bandolero stanco, quello paterno-trainante di Sogna ragazzo sogna, quello dei manifesti social-sentimentali di Le lettere d’amore, Chiamami ancora amore, naturalmente di Luci a San Siro), e quello forse meno conosciuto ma mai fine a se stesso (Piccolo amore, Le mie ragazze, I colori del buio. Vincent e Due madri e la superlativa Viola d’inverno). Il Vecchioni declinato in teoria e prassi nella canonica ora e trenta di scaletta (acustica che più acustica non si può: solo piano, chitarra & voce) e che invece ci impiega un’altra ora buona, prima di congedarsi e salutare. Consegnando al ricordo l’ennesima full immersion nel suo canzoniere dialettico, equamente diviso tra canzoni e cicogne, rabbia e stelle, parole e parole, vita e letteratura. Uno specifico assestato sul crinale biunivoco di passato/presente, Saffo e pubblicità,  La mia ragazza e citazioni alte e basse. Voltaire come i fumetti e le partite di calcio.

Poichè Vecchioni è tutto tranne che un intellettuale engagè che se la tira, toglietevelo dalla testa semmai ci state pensando. E attenti anche a non farvi portare fuori strada dal suo ultimo titolo: Io non appartengo più va dalla parte opposta della snobistica presa di distanza. Ed è lungi dall’essere una dichiarazione di resa. Oggi come ieri Vecchioni resta pur sempre l’epigono di Velasquez (quello di “Ahi Velasquez dove porti la mia vita?”, mica il pittore). Un collezionista di miti e batticuori, un cercatore di ragioni ultime intelligente al punto di accontentarsi di verità provvisorie. Il più erudito-lirico-stratificato tra i cantautori italiani. C’è ancora, ancora ci crede e si vede. A Catania è finita come non sempre finisce: con il pubblico in piedi a spellarsi le mani davanti a un'epifania sui generis per note & idee. Sapete come si dice, no? La classe non è acqua e ognuno ha - di conseguenza - gli spettatori che si merita. Il concerto-recital è stato organizzato dal Rotary Club Acireale (CT) per i bambini della Guinea Bissau e per la Rotary Foundation.

Le foto sono di Salvo Panebianco fotografo; nella seconda foto Vecchioni ritira il riconoscimento di socio onorario del Rotary Club Acireale. Si ringrazia per le foto il dott. Vincenzo Carbonaro, presidente del Rotary Club Acireale.