live report
Gazebo Penguins Roma, Monk
Concerto del 26/03/2023
La formazione emiliana con Nubifragio incendia subito la platea. Per non parlare de Il tram delle 6,”che comincia sempre con un la”. La scaletta mescola con sapienza brani estratti dall’ultimo disco, Quanto, con altri del passato, come Febbre, Senza di te e Nebbia.
Il titolo del nuovo albulm è legato alla meccanica quantistica, alle sue possibilità di mondi infiniti, come spiega il chitarrista Gabriele Malavasi prima dell’attacco di Erwin. E in un certo senso diventa anche una chiave di lettura dell’approccio, soprattutto live, della band, la sua capacità di svincolarsi dai clichè che si potrebbero associare al punk - hardcore.
I Gazebo Penguins sono assolutamente punk - hardcore per l’energia che sprigionano e mettono in circolo, per il pogo che scatenano, ma sono distantissimi dallo stereotipo (falso, ma in cui qualcuno si crogiola) di rutti, sputi e suono sporco. Il sound creato è massivo ma pulito, la batteria di Pietro Cottafavi è un metronomo. L’impasto vocale creato da Malavasi e Andrea Sologni è di impatto e catartico. Quando inizia È finito il caffè sembra andare in frantumi quella specie di barriera invisibile che separa l’io cantante dal resto del mondo: “Da quando ho più tempo per me/Non son più riuscito ad uscire/Ci ho provato e ora resto a sedere/ Ma è finito il caffè”. E invece escono fuori, potenti e decise, le emozioni, le delusioni. Nulla rimane intrappolato.
Si chiude la prima parte del concerto. Dopo poco i Gazebo Penguins rientrano per i bis: Bismantova, Wes Anderson e la già citata Senza di te.
Il concerto è stato relativamente breve ma intenso, senza un momento di calo di tensione, una corsa fino all’ultimo respiro.
E così, grati, rigenerati dallo scambio emo - energetico con il pubblico, i Gazebo Penguins ci salutano.