live report
The M.o.n.k A Jazz-surf Combo Osteria delle Rane Rosse - Settimo Milanese
Concerto del 24/04/2015
La ricetta dei M.O.N.K. (Armando Moneta: chitarra elettrica; Claudio Resentini: basso elettrico; Martino Faedi: batteria - tutti nomi conosciuti nel panorama jazz e rock milanese e a cui va aggiunto Matteo Ninni: produzione e riproduzione video) è solo apparentemente semplice: trasformare la musica di uno dei più importanti compositori, non sono jazz, del ‘900 in brani Surf. Impresa non facilissima: la musica di Monk ha sì una forte matrice blues (esattamente come la Surf Music che quando si sviluppò, nei primi anni ’60 fu anche criticata come un tentativo di sbiancare e rendere pop la musica soul e rnb) ma è sempre piena di trabocchetti ritmici che potrebbero far inciampare il 4/4 ballabile tipico del genere. Non contenti i nostri M.O.N.K. aggiungono a questa ricetta base ingredienti speciali. Ogni brano infatti ha al suo interno citazioni che vanno a scandagliare le musiche del novecento: dal Satie citato in Round Midnight (o avviene il contrario?) ai Devo in Well You Neednt’ (e che spettacolo è sentire We Are Not Men-Whip It-la ritmica della loro di Satisfaction intrecciarsi precise con il tema monkiano) passando per il RnB bianco e nero, le musiche punk/post punk/Wave 77/83 sino ad improbabili citazioni dei Deep Purple. E non si tratta mai di citazioni buttate lì a caso. Sono patterns ritmici, assonanze, frammenti di temi giocati con una precisione e attenzione unica. Ma l’altra cosa interessante è che i M.O.N.K. sono godibili appieno da tutti: da chi ne riconosce le continue citazioni come da chi si fa conquistare dalla ritmica trascinante e solo apparentemente easy (e che voglia di ballare viene ogni volta che li si sente suonare). Da qualche tempo al trio musicale si è aggiunto il lavoro del videomaker Matteo Ninni che contrappunta i live con proiezioni metropolitane di grande bellezza. Avviene così che i video di Ninni diventano il quarto elemento sul palco: riprese da vagoni del treno, periferie, citofoni, vicoli, angoli, camere fisse, stazioni, treni, scale, acque, periferie, amori e camion...
Anche questa sera i brani sono montati in serie di suite che esaltano la capacità del Combo di rischiare un racconto musicale spesso volutamente non analogico e le piccole modifiche della scaletta, tra cui spicca la nuova splendida rilettura del Tango Perpetuo di Satie, danno ulteriore prova del lavoro di “rifinitura e sfaccettatura” che i M.O.N.K. stanno continuando a fare. Insomma, dei M.O.N.K., mi piace molto la capacità di mischiare colto e pop e, mentre non vorrei dimenticare come un certo suono vagamente zorniano/ribottiano sia probabilmente tra le molte fonti ispirative del gruppo, spero veramente che a breve il lavoro possa concretizzarsi con un’uscita discografica in cui magari provare a innestare piccolissimi e veloci frammenti dal gusto free/noise che non tolgano però nulla alla colta leggerezza del progetto.