live report
Davide Van De Sfroos Bierbauch - Cologne (bs)
Concerto del 24/04/2002
24/04/2002, BIERBAUCH, COLOGNE (BS)
Un concerto al Bier Bauch è una costante battaglia per trovare posto in piedi in mezzo ai tavoli, soprattutto quando a suonare è Davide Van De Sfroos, fenomeno lombardo le cui dimensioni sono in continuo aumento. Gente che spinge, che urla, birre che quasi ti si rovesciano addosso, vassoi che passano in precario equilibrio, tutto questo può essere fastidioso, ma presto ci si accorge che è l'ambiente migliore per accogliere e comprendere quello che questo cantautore suona.
E per rimanere in tema ad aprire la serata c'è Daniele Gozzetti con il suo gruppo: il giovane franciacortino esegue tre brani, tra cui "L'è amò a chela" e una traccia del nuovo disco in fase di approntamento. Le ballate di Daniele, in dialetto bresciano, sono un'ottima introduzione per il set di Van De Sfroos, cantato invece in dialetto tremezzino, proprio della zona del lago di Como. Quando il laghèe sale sul palco, l'atmosfera si scalda subito, ci si accalca e anche il fumo che riempie il locale sembra farsi più spesso: ad ogni canzone lui non perde occasione per recitare, spiegare, chiacchierare, coinvolgere. E proprio questa spontaneità si riversa nelle canzoni caricandone la forza e i personaggi: "Sugamara" è un esempio di come questo ragazzo riesca a coniugare toni epici e storie di provincia con una vivace ironia. Allo stesso modo il gruppo mescola ballate folk con ritmi reggae, sfuriate ska con passaggi tzigani di violino e fisarmonica. I brani che si sussegguono hanno la leggerezza delle barzellette raccontate tra amici e la carica del rock'n'roll.
"El bestia", "Trenu trenu", "Kapitan Kurlash" e quasi tutti i pezzi dell'ultimo disco vengono accolti con le stesse ovazioni riservate ai pezzi storici come "La nocc" e "Pulènta e galèna frègia". Ma più di tutte è "Il duello" a lasciare a bocca aperta con un inizio morriconiano e un superbo finale in crescendo della band. Anche quando rimane solo sul palco per qualche numero acustico ("Television"), Van De Sfroos, all'anagrafe Davide Bernasconi, gioca come se fosse in casa e non fa molta fatica a trascinare il pubblico dalla sua parte fino a farlo sudare. Eppure, in mezzo a tanta voglia di fare casino, Davide non perde mai il filo e soprattutto riesce sempre a tenere presente l'importanza e l'attualità delle sue canzoni. Si fatica a credere la consumata abilità con cui questo giovane talento tiene il palco: gesti e smorfie da veterano e un'innata versatilità che gli permettono anche dei piccoli rap. Il finale poi è un apoteosi con "Cyber folk", una versione di "Jammin" di Bob Marley e un pezzo inedito offerto al pubblico come ultimo inchino.
Poi non resta che vuotare il boccale di birra, finire l'ultima sigaretta, sistemarsi la camicia e tornare a casa a raccontarlo agli amici che non ci credevano.