Either Orchestra +  Mulatu Astatke +  Mahmoud Ahmed

live report

Either Orchestra + Mulatu Astatke + Mahmoud Ahmed Teatro Manzoni Milano

24/01/2009 di Paolo Ronchetti

Concerto del 24/01/2009

#Either Orchestra + Mulatu Astatke + Mahmoud Ahmed#Jazz Blues Black#Jazz

L’EITHER/ORCHESTRA è un’orchestra che vive e si forma tra Boston e Cambridge e che negli ultimi anni, oltre a lavorare su un interessante repertorio proprio e di standard jazz, si è interessata di quello che, da qualche anno, è stato definito l’Ethio-Jazz, il jazz made in Ethiopia. Dal 1994, anno del primo incontro del leader Russ Gershon con i dischi della serie Ethiopiques, la collaborazione con musicisti ethiopi, Mulatu Astatke in primis, si è fatta costante così come la rilettura e gli arrangiamenti di molti brani di quella terra. In un italiano molto preciso è proprio il Band Leader che presenta i brani in scaletta.
Inizia l’EITHER/ORCHESTRA (in questa occasione un atipico ´tennetto´) con un arrangiamento originale di tre brani. L’Ethio-Jazz Suite si snoda sinuosa e affascinante per più di mezzora con arrangiamenti raffinati che esaltano la voglia di muoversi senza cedere a inutili esasperazioni ritmiche e sottolineando i momenti più squisitamente jazzistici come nel secondo movimento con un solo dell’esile, e giovanissima (1990!), sopranista Hailey Niswanger che esalta le tessiture coltraniane dell’arrangiamento portandoci estasiati nel mo(n)do africano immaginato nei primi anni ’60 dal grande sassofonista americano. Il pubblico mattutino del Manzoni gradisce apprezza, e ancora di più si esalta quando Mulatu Astatke (artista conosciuto in modo più vasto dopo che alcuni sue composizioni sono state usate da Jim Jarmusch per il suo Broken Flowers nel 2005) viene chiamato per la Broken Flowers Suite. Il vibrafonista, che ha vissuto e studiato a lungo negli States, non esalta per la sua tecnica e sovente anche per le idee solistiche ma come compositore è baciato da una grazia lieve che gli permette di unire i sapori del jazz con quelli della sua terra. Il pubblico è rapito e affascinato, in più la cospicua rappresentanza ethiopica incomincia a scaldarsi ed a farsi sentire. La band risponde e dopo un’altra mezz’ora viene chiamato sul palco Mahmoud Ahmed un cantante poco noto a noi occidentali ma una vera celebrità per il pubblico ethiope che lo acclama entusiasto! I brani sono semplici con un cantato poco vario, ma il lavoro del gruppo, esaltando la parte più varia e mobile dei brani, crea un contrasto favoloso. Il mix tra il cantato forte e stentoreo, la base ritmica presente, la sinuosità cesellata in maniera preziosa dalla band, l’aria divertita dei musicisti e del pubblico ed infine la presenza scenica e la bonaria ruffianeria del cantante rendono il tutto una grande festa. I numerosi bis non intaccheranno questa magia e per l’ennesima volta la difficoltà della sveglia mattutina alla domenica per un concerto agli "Aperitivi" è stata ampiamente ripagata.