[1]
“Si tratta di crearlo questo mondo, altro che volontà e rappresentazione…” Occasione rara, questa cremonese, per ammirare Blastula quello che a mio parere è una delle migliori realtà per quanto riguarda quel terreno impuro che ha a che fare con musica, poesia, improvvisazione e componente teatrale. “Hai sentito? Qualcuno ha bussato alla porta…” Blastula è un duo formato da Cristiano Calcagnile (batterista, percussionista, cantante, elettronica… Musicista già al fianco, tra gli altri, di Donà, Bollani e Iriondo) e dalle voci di Monica Demuru. “Guarda ti piace? La luna il primo passo dell’uomo la bandiera…” Blastula è un progetto con alle spalle due splendidi dischi: Scarnoduo (Anirani Records 2010), presentato questa sera e legato all’improvvisazione e alla sua “fissazione” intesa come forma da cui ripartire, e il recente Lingue Di Fuoco (ambriajazz 2012) in cui il duo, accompagnato dalle chitarre di Xavier Iriondo, Gabrio Baldacci, Roberto Cecchetto e Lorenzo Corti, oltre che dal trombone di Gianluca Petrella, si riappropria di brani (canzoni) del repertorio femminile dell’ultimo secolo: da Nilla Pizzi a Patti Smith, da Bessie Smith a Bjork passando per Cathy Berberian e Nina Simone. “Accarezzare la pila dei dischi come fosse una colonna vertebrale neurosonica…”
“Tre sono le cantiche, tre sono i fratelli, tre sono gli anelli, tre giornate di maestrale…” Si parte con Trenta così come nel disco e la precisione millimetrica dei due colpisce forte. Colpiscono forte i suoni, sporchi o puliti che siano, della voce della Demuru e quelli intricati composti di poliritmie estremamente musicali di un Calcagnile, anche alle prese con una giusta dose di elettronica, realmente motore musicale del duo.
“Pretendere disciplina con dolcezza…” Gli incontri, i migliori incontri, sono fatti di alchimia e duro lavoro e questo progetto ha veramente a che fare con queste due componenti. Blastula è così potenza e raffinatezza, invenzione e riproposizione, testo e suono, suono e voce, frasi e fonemi prelinguistici: Canti e Musiche. “L’è la giustisia che me fa tort ninetta è viva e il me gat l’è mort…” E allora le lingue e i suoni diventano ricerca dell’origine, lavoro su se stessi e sui suoni che ci hanno formato. “Naneddumeu Nanneddumeu…” Il tutto con un mix unico di libertà e disciplina.
Difficile però questa sera, anche per chi conosce i brani, leggere con precisione dove sta l’improvvisazione e dove la pagina “fissata” talmente il risultato sembra naturale e spontaneo. “…Non è vero!” “1910” “non è vero”, “Galileo scopre che il cielo non esiste” “non è vero” “1410” “1610” “non è vero, non è vero” “1210” “mille e non più mille” “non è vero…”
Il pubblico però gradisce quest’ora che passa leggera a dispetto della complessità dei brani che dal vivo hanno ancora più forza, comunicatività empatica e ironia. La Demuru – che questa sera definisce Scarnoduo “un’operina drammaturgica con frammenti che diventano forme più compiute e altri più sfilacciati” -, sempre seduta, non rinuncia alla sua vocazione attorale e lo fa in modo sempre attento sia al “senso” che all’effetto (che spesso coincidono, verrebbe da dire, “magicamente” se così non si rischiasse di togliere “peso” al grande lavoro fatto). “Volere è potere (ma chi l’ha detto?)”
Si chiude con un piccolo estratto dal recente Lingue Di Fuoco e la dolce magia del Berio di Loosin Yelav mi culla sino al B&B, dove comunque faccio fatica a prendere sonno mentre ascolto per la prima volta il loro ultimo lavoro appena comprato. “Oh Johnny!…”
“…e, e. e.. e… nel profondo la (la) re go la…e-nel-pro-fon-do?”
[1] Le frasi tra virgolette sono tratte dallo spettacolo recensito.
“E nel profondo la regola, e nel profondo la regola, e nel profondo la regola, e nel profondo la regola!”“Si tratta di crearlo questo mondo, altro che volontà e rappresentazione…” Occasione rara, questa cremonese, per ammirare Blastula quello che a mio parere è una delle migliori realtà per quanto riguarda quel terreno impuro che ha a che fare con musica, poesia, improvvisazione e componente teatrale. “Hai sentito? Qualcuno ha bussato alla porta…” Blastula è un duo formato da Cristiano Calcagnile (batterista, percussionista, cantante, elettronica… Musicista già al fianco, tra gli altri, di Donà, Bollani e Iriondo) e dalle voci di Monica Demuru. “Guarda ti piace? La luna il primo passo dell’uomo la bandiera…” Blastula è un progetto con alle spalle due splendidi dischi: Scarnoduo (Anirani Records 2010), presentato questa sera e legato all’improvvisazione e alla sua “fissazione” intesa come forma da cui ripartire, e il recente Lingue Di Fuoco (ambriajazz 2012) in cui il duo, accompagnato dalle chitarre di Xavier Iriondo, Gabrio Baldacci, Roberto Cecchetto e Lorenzo Corti, oltre che dal trombone di Gianluca Petrella, si riappropria di brani (canzoni) del repertorio femminile dell’ultimo secolo: da Nilla Pizzi a Patti Smith, da Bessie Smith a Bjork passando per Cathy Berberian e Nina Simone. “Accarezzare la pila dei dischi come fosse una colonna vertebrale neurosonica…”
“Tre sono le cantiche, tre sono i fratelli, tre sono gli anelli, tre giornate di maestrale…” Si parte con Trenta così come nel disco e la precisione millimetrica dei due colpisce forte. Colpiscono forte i suoni, sporchi o puliti che siano, della voce della Demuru e quelli intricati composti di poliritmie estremamente musicali di un Calcagnile, anche alle prese con una giusta dose di elettronica, realmente motore musicale del duo.
“Pretendere disciplina con dolcezza…” Gli incontri, i migliori incontri, sono fatti di alchimia e duro lavoro e questo progetto ha veramente a che fare con queste due componenti. Blastula è così potenza e raffinatezza, invenzione e riproposizione, testo e suono, suono e voce, frasi e fonemi prelinguistici: Canti e Musiche. “L’è la giustisia che me fa tort ninetta è viva e il me gat l’è mort…” E allora le lingue e i suoni diventano ricerca dell’origine, lavoro su se stessi e sui suoni che ci hanno formato. “Naneddumeu Nanneddumeu…” Il tutto con un mix unico di libertà e disciplina.
Difficile però questa sera, anche per chi conosce i brani, leggere con precisione dove sta l’improvvisazione e dove la pagina “fissata” talmente il risultato sembra naturale e spontaneo. “…Non è vero!” “1910” “non è vero”, “Galileo scopre che il cielo non esiste” “non è vero” “1410” “1610” “non è vero, non è vero” “1210” “mille e non più mille” “non è vero…”
Il pubblico però gradisce quest’ora che passa leggera a dispetto della complessità dei brani che dal vivo hanno ancora più forza, comunicatività empatica e ironia. La Demuru – che questa sera definisce Scarnoduo “un’operina drammaturgica con frammenti che diventano forme più compiute e altri più sfilacciati” -, sempre seduta, non rinuncia alla sua vocazione attorale e lo fa in modo sempre attento sia al “senso” che all’effetto (che spesso coincidono, verrebbe da dire, “magicamente” se così non si rischiasse di togliere “peso” al grande lavoro fatto). “Volere è potere (ma chi l’ha detto?)”
Si chiude con un piccolo estratto dal recente Lingue Di Fuoco e la dolce magia del Berio di Loosin Yelav mi culla sino al B&B, dove comunque faccio fatica a prendere sonno mentre ascolto per la prima volta il loro ultimo lavoro appena comprato. “Oh Johnny!…”
“…e, e. e.. e… nel profondo la (la) re go la…e-nel-pro-fon-do?”
[1] Le frasi tra virgolette sono tratte dallo spettacolo recensito.