Session Americana

live report

Session Americana Levizzano Rangone (MO) / Lambruscheria Cà Berti

21/10/2019 di Giovanni Sottosanti

Concerto del 21/10/2019

#Session Americana#Americana#Roots

Chiudi gli occhi e trattieni il fiato. In silenzio. Hai imparato a fare così quando vuoi fissare un'emozione forte nel cuore, trattenerla e non lasciarla scappare via. Il ritorno alla Lambruscheria Ca' Berti è una serata dai colori scolpiti nella magia di un autunno indorato da temperature primaverili, sapori di famiglia, baci, abbracci, risate e brindisi, perché la musica è incontro e sulla strada ritrovi volti e sorrisi conosciuti, mentre altri nuovi si aggiungono al cammino. Stasera è così, un flusso continuo di emozioni e vibrazioni, come un fiume in piena che trascina e annulla qualsiasi distanza tra pubblico e musicisti.

È una Session Americana che vola libera e felice in quei territori della musica dove non esistono steccati e confini. La band di Boston si rivela da subito un piacere unico per gli occhi e per il cuore, sei musicisti seduti in cerchio o a gruppi di tre davanti a due tavolini con microfoni vintage piazzati sopra, strumentazione prevalentemente acustica e a fiato per un fantastico viaggio attraverso la tradizione americana, un perfetto sussidiario su cui ripassare i dettami country, folk, blues, swing, bluegrass, rock e pop con echi ben assortiti di Neil Young, CSN e una spiccata tendenza alle jam.

I pezzi si librano nell'aria potenti e incisivi, a tratti lenti e rarefatti, quasi trattenuti e sussurrati, in altri frangenti accelerano con un crescendo finale coinvolgente e trascinante. Il suono è pulito e preciso, le armonie vocali disegnano nell'aria quadri meravigliosi. L'atteggiamento dei musicisti è assolutamente semplice, umile e informale, l'atmosfera familiare e gioiosa richiama quasi i contorni di una festa tra amici.

Ry Cavanaugh, chitarre, organo, basso; Dinty Child, piano, organo, banjo, mandolino; Jimmy Fitting, armonica; Billy Beard, batteria; Jon Bistline, basso e Jeff Hamer, chitarra, questa la formazione schierata in campo, un insieme perfettamente amalgamato, dinamico e equilibrato. Come nella mitica Olanda del calcio globale, i ruoli non sono per nulla statici, c'è un continuo interscambio di posizioni, non esiste un leader ne un unico lead vocalist, i sei compari si alternano al microfono, ognuno pronto nel prendersi la propria fetta di proscenio.

Tra i brani in scaletta spiccano i toni rock blues di Making Hay, la lunga e travolgente Helena, le polverose It's Not Texas e Mississippi Mud, l'arrembante Roadrunner, il country combat folk di Talk About Heaven, il blues sanguinoso che impregna Where Will I Be, una riuscita Here Comes Your Man dei Pixies e l'Irish etilico di Beer Town.

Quando le corde vibrano e le emozioni galoppano, non può mancare Townes Van Zandt con la suggestiva My Proud Mountains, contenuta nel tributo When The Wind Blows edito lo scorso anno dall'Appaloosa. Un altro gioiello incastonato all'interno di un concerto prezioso e intenso come pochi. Alla fine gli occhi li riapri, perché devi lasciar fluire la Bellezza e metterla in circolo. Tanto lo sai perfettamente che le belle cose trovano da sole la via per incasellarsi in quel posto da cui non scapperanno mai via.