Goran Bregovic

live report

Goran Bregovic Villa Ada incontra il mondo, Roma

21/07/2011 di Arianna Marsico

Concerto del 21/07/2011

#Goran Bregovic#World#Folk Balcanica

Un concerto di Goran Bregovic è una gioia per gli occhi, prima ancora che venga suonata una sola nota. Arrivano gli ottoni, con i musicisti in impeccabile gilet e le coriste bulgare in abito tradizionale con sgargiante copricapo ed è subito festa di colori. Il gruppo sul palco è un emblematico melting - pot di etnie, come ogni stato della ex- Jugoslavia. Lo stesso Bregovic è una cartina ambulante della disciolta federazione: nato nella Sarajevo ancora non dilaniata dalla guerra, di madre serba e padre croato come può non incarnare, nella musica e nelle parole il sogno di una multietnicità senza conflitti? Il compositore mostra inoltre un atteggiamento on stage niente affatto da prima donna, lascia spesso e volentieri spazio ai suoi musicisti, dimostrando che la The Wedding and Funeral Band non è un solo gruppo di pur bravi turnisti ma parte integrante di questo travolgente calderone sonoro.

Ed il viaggio in questo incanto vorticoso lungo una penisola di spiagge inviolate (nonostante il turismo di massa) e montagne dalle strade tortuose, ha subito inizio tra i turbolenti ritmi balcanici di Gas Gas.

Che la musica di Bregovic e della sua spettacolare band abbia però un respiro internazionale e non solo slavo, nonostante lo strettissimo legame con la terra di origine diventa chiaro da due fattori. Uno è l’avvio del progetto Champagne for Gypsies, dedicato ai gitani e che prevede la collaborazione con i Gypsy Kings. L’altro si concretizza questa sera. Quasi nessuno tra gli spettatori canta, d’altro canto il serbo – croato o il romani non si improvvisano. Eppure tutti colgono lo spirito del testo, scatenandosi nel ballo o ascoltando incantati. La struggente Ederlezi, canto popolare rom, non ha certo bisogno della traduzione simultanea per avviluppare il cuore e trasportarlo in una dimensione lontana, di tradizioni che forse il pretestuosamente civilizzato Occidente tende a rimuovere piuttosto che integrarle con la vita moderna. Fa bene allora Goran Bregovic a sostenere, in un’intervista, che “Ognuno di noi dovrebbe essere un po’ zingaro, almeno una volta nella vita.”

La parte finale del concerto è un crescendo. Si inizia con la maestosa Mesečina, sul chiaro di luna come unico spiraglio di luce nel buio della guerra. Si prosegue con Bella Ciao, in passato eseguita con i Modena City Ramblers. Ed è l’esecuzione di Goran Bregovic e The Wedding and Funeral Band a restituire al brano la mestizia del canto delle mondine, da cui poi è nato l’inno partigiano, alla quale forse ci si era disabituati a furia di sentire il pezzo ai concerti del 1 Maggio.

Dopo un lungo prologo, la conclusione non può che essere affidata a Kalashnikov. Al grido “Juris”dal palco e “All’attacco” da sotto il palco è un inizio al fulmicotone che non perde d’impatto nella Babele di parole e nel rincorrersi di cori e tromboni. Bregovic e la band salutano inchinandosi davanti al pubblico, ma dando l’impressione di avere ancora tanta voglia di regalare emozioni

Che altro dire...non perdete l’occasione di salire per una sera su questo carrozzone che trasuda vita, amore, dolore e paura.