
live report
Lux Quartet - Danilo Perez John Patitucci Brian Blade Ravi Coltrane Grande Jazz col Lux Quartet e il Legacy of Wayne Shorter al Teatro Donizetti per il Bergamo Jazz Festival
Concerto del 21/03/2025
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Ad aprire le danze è il Lux Quartet, che si presenta sulla scia dell'ottimo Tomorrowland (2024), l'unico lavoro finora prodotto; a completare la coppia Melford-Miller, la cui fortissima intesa è immediatamente palpabile, provvedono il sassofonista Dayna Stephens e il contrabbassista Nick Dunston, a cui spetta il non facile compito di sostituire Scott Colley, protagonista nelle tracce del disco. Nel pianismo di Melford è perfettamente racchiusa la concezione musicale che poi si espande con naturalezza all'intero quartetto. Pur non mancando le improvvisazioni, i brani si snodano come luminose (il riferimento alla lux non è casuale!) costruzioni razionali. La musica procede a tranche, offrendo una sequenza di sezioni diverse e ben definite, che alterna parti solistiche e soprattutto una variegata scelta di abbinamenti fra i diversi strumenti, impegnati in dialoghi a geometria variabile. Le aperture alla libertà dei singoli sono inscritte in un piano preciso e rimangono sempre molto legate a un'evidente e comprensibile costruzione melodica. Questa impostazione tiene insieme un ricco sincretismo tra generi diversi: ballate, sprazzi free, intermezzi cameristici (Interlude), richiami a un bop più tradizionale (Speak Eddie), brani più innodici e cantabili (Congratulations And Condolences). Su tutto risplende lo stile di Melford al piano, così profondamente razionale ed esplorativo ma al contempo così coinvolgente; a farle eco c'è il drumming di Miller, molto concentrato sui tamburi e sul groove e ricco di riferimenti al rock.
Tocca poi ai compagni di viaggio dell'ultimo, osannato, quartetto di Wayne Shorter far rivivere l'eredità di uno degli ultimi grandi maestri della musica afroamericana. Dopo l'esperienza con Mark Turner, Danilo Perez, John Patitucci e Brian Blade hanno scelto di farsi accompagnare nella loro Legacy da Ravi Coltrane, secondogenito di John e Alice. Seguendo una traccia ormai consolidata, il concerto prevede la rilettura di una selezione di classici pezzi shorteriani – da Sanctuary a Witch Hunt – che vengono utilizzati come un canovaccio intorno al quale intrecciare una musica continuamente cangiante. La libertà e la spontaneità delle riletture, che spesso scaturiscono da spunti e intuizioni nati sul momento, dà vita a un flusso contino di affascinanti emozioni. A tener vivo il legame con gli originali restano i groove e il richiamo ai temi, ma lo spirito generale dell'operazione è soprattutto un omaggio alla spontaneità creativa. Più che l'insieme, quello che sembra emergere è l'intreccio tra quattro personalità forti. La guida tocca a Danilo Perez, che si ritaglia il ruolo di capobanda e “orchestratore”; insieme a lui, Patitucci e Blade formano una sezione ritmica in continuo movimento, in cui un drumming ricchissimo di dettagli si unisce alla voce straordinaria del contrabbassista newyorkese, sublime sintesi di tecnica e poesia. Dal canto suo, Coltrane mantiene un approccio piuttosto sobrio, adattando e forse comprimendo un po' le sue qualità alla filosofia del progetto. L'apice emotivo del concerto si raggiunge in Witch Hunt, quando ai quattro musicisti si aggrega a sorpresa Joe Lovano, direttore artistico del Festival, al sax soprano. Il risultato è una cavalcata esaltante, che aggiunge una scarica di ritmo e un tocco di humour a un'atmosfera che fino a quel punto aveva mantenuto un tono rilassato. Il pubblico, straordinariamente competente e partecipe, si fa trascinare con gran gusto.
(tutte le fotografie sono di Gianfranco Rota)
Scalette
LUX QUARTET
Intricate Drift
23 Januarys
Speak Eddie
Interlude
The Way We Were Bound
Congratulations And Condolences
PEREZ-PATITUCCI-BLADE-COLTRANE
Sanctuary
Lost
Miyako
Witch Hunt
Footprints