20 novembre 2007 - Rainbow (MI) Due sole le date del tour 2007 italiano delle Cocorosie: Milano e Firenze, per presentare il disco uscito quest'anno dal titolo "The adventures of Ghosthorse & Stillborn". Terzo album dopo l'ultimo "Noah's ark" che per alcuni ha confermato la fase di discesa creativa cominciata subito dopo l'esordio: il gioco sui suoni e la volontà di sorprendere con l'elemento inatteso sono diventati ormai una prassi speculativa che poco ha ancora di realmente creativo. Nonostante questo "Noah's ark" e "The adventures of Ghosthorse & Stillborn" rimangono due piacevoli dischi ibridi.
D'altronde la stravaganza è ciò che fin dall'inizio ha caratterizzato le Cocorosie sia a livello estetico che personale. Anche la famiglia da cui le due provengono non è proprio la classica famigliola americana: la mamma, con cui hanno viaggiato a lungo per il paese, è una nativa americana prima insegnante e poi artista, mentre il padre è pienamente immerso nello sciamanesimo. Un miscuglio di esperienze che non poteva che creare a livello artistico un genere vario, dove i confini fra i suoni e gli stili sono labili, dove lo strumento più folk, l'oggetto o la pratica più tradizionale, viene mischiata a tutta una serie di rituali urbani e ultracontemporanei.
Il concerto, scorrevolissimo, con un'attenzione particolare agli aspetti legati alle luci, permette di saggiare tutte le loro sfumature da quelle più elettroniche, a quelle più dance, da quelle più intimiste a quei brevissimi brani che si aprono e chiudono nel tempo di un minuto lasciando in sospeso l'ascoltatore sulla voce. Le componenti oniriche, sia musicali che testuali emergono pienamente anche dal vivo grazie alla creatività e flessibilità delle due sorelle e dei musicisti che le accompagnano.
La band sul palco è essenziale ma profondamente metamorfica, in grado di cambiare aspetto e line up per caratterizzare ciascun brano fino nelle parti più danzerecce che fanno muovere il pubblico del Rainbow con la presenza, piuttosto frequente, di un hip-hop sghembo a cui partecipa il beatboxer Tez.
Il resto del paesaggio sonoro è il solito altalenante alternarsi di microcosmi fatti di arpa solo e voce, di strumenti giocattolo, di sampler, di effetti sulla voce, di ukulele, di influenze che vanno da Bjork a Beth Gibbons, da Billie Holiday all'estetica lo-fi. Ogni singolo passaggio da un mondo sonoro alla'altro - e il concerto ne è pieno come i loro dischi - è vissuto con naturalezza e disinvoltura sia da parte loro che sul palco ruotano strumenti e voci, sia da parte del pubblico che non accusa assolutamente disorientamento, se non per un senso di lieve spaesamento onirico che accompagna tutto il concerto.