Glen Hansard

live report

Glen Hansard Milano / Lime Light

20/02/2013 di Laura Bianchi

Concerto del 20/02/2013

#Glen Hansard

SPERANZA, ENERGIA, CUORE. GLEN HANSARD E THE FRAMES

Milano è come Dublino, stasera. La coda di persone davanti al Lime Light, discoteca prestata per stasera alla buona musica, resiste a un clima che potrebbe preludere all’irish mist, oppure a una nevicata sulle scogliere di Howth.

Ma nel locale le sta aspettando tanto calore. Quel calore speciale che può riscaldare chiunque entri in un pub in cerca di qualcosa che vada oltre una buona Guinness, o un piatto di fish and chips. Il calore che viene dalla speranza, dalla forza, dalla carica positiva della vera musica, suonata e interpretata col cuore.

Glen Hansard è irlandese. Irlandesi sono i Frames, amici e compagni di una vita. Irlandese è Lisa Hannigan, eterna ragazzina con le brughiere negli occhi e l'oceano nella voce, che canta di promesse e rimpianti, e incanta una platea silenziosa e attenta, che tollera con malcelato fastidio le reflex dei fotografi mentre sparano raffiche di clic, incuranti dell'atmosfera sospesa che le sue canzoni sanno creare.

E il ponte lanciato da lei fra Irlanda e Italia, fra Dublino e Milano, stasera, diventa un arcobaleno disegnato nel cielo, quando compare Glen sul palco, accompagnato da ben undici musicisti - oltre ai Frames, una sezione di fiati, e una di archi - e dal suo irresistibile, contagioso sorriso.

Il concerto si alimenta dell'empatia e della simpatia fra artisti e pubblico, che, stretto attorno al palco, come se fosse a Grafton Street, ascolta i pezzi con un'attenzione e una partecipazione ormai rare, e si lascia coinvolgere dalle storie che Hansard, ironico busker, racconta negli intermezzi fra un pezzo e l'altro. Storie che parlano di dolore e speranza, di amicizia e nostalgie, di bevute e illuminazioni, di arte e di resistenza alla massificazione, di tempo perduto e ritrovato. Di vita vera, insomma.

In un concerto di Hansard si ride e si pensa, si balla e ci si emoziona. Ci si cura dalla malattia dell'indifferenza, attraverso un rock popolare, immerso nel soul, inteso proprio come musica dell'anima, e nel blues come antidoto alla disperazione e alle inevitabili sconfitte della vita, come strumento attraverso cui fare passare il valore in cui Hansard, autore e uomo, crede: la speranza.

'Song of good hope','High hope', sono due dei titoli di suoi pezzi; e una frase di 'Falling slowly'( Oscar come miglior canzone nel 2008), magistralmente interpretata da Hansard con Lisa Hannigan, recita:' raise your hopeful voice, you have a choice'; una voce piena di speranza, che non racconta belle favole per illudere il suo pubblico, ma che nasce dalla strada e per la strada si incammina, toccando il cuore di chi incontra e sa intuire la verità e la sincerità di chi la canta.

Di chi canta, e di chi suona: raramente abbiamo assistito a una tale compenetrazione fra leader e band. Graham Hopkins, il batterista, in posizione insolitamente centrale e avanzata, intrattiene con Hansard un dialogo musicale fittissimo e ricco di energia, trascinando gli altri musicisti, e il pubblico, in un'esperienza coinvolgente ed entusiasmante.

La celebre chitarra bucata di 'Once' si intreccia con quella elettrica di Rob Bochnik, con il tappeto brillante dei tre fiati, con il colore irlandese dei violini, con i ricami delle tastiere. E le quasi tre ore di concerto regalano emozioni, alternando momenti intimistici e unplugged - memorabili Say it to me now, o la conclusiva Passing through, suonata full acoustic marching band in mezzo al pubblico – a episodi di dialogo diretto col pubblico – con un ragazzo chiamato sul palco a duettare su Breed dei Nirvana, come omaggio per il compleanno di Kurt Cobain, anche se in scaletta è prevista la celeberrima versione della springsteeniana Drive all night - a cavalcate elettriche spaccacorde, spaccacuore  e dal crescendo travolgente, interpretate con coinvolgimento totale, convinzione, energia, dedizione – Fitzcarraldo, Santa Maria e Philander su tutte. E il fatto che il gruppo, a Roma o a Firenze, nei prossimi giorni, potrebbe tenere un concerto di simile impatto con pezzi diversi dà la misura della sua maturità e grandezza.

Quando il pubblico esce, il cielo è denso di neve. Ma nessuno sente freddo. La musica ha compiuto la magia. 

 

Foto di: Roberto SASSO (a cui va il ringraziamento di mescalina per la gentile concessione)

SETLIST

LISA HANNIGAN

Passenger - Little bird – Lille – knots – (new song) – A sail – What I’ll do

 

GLEN HANSARD

Dou will become

Maybe not tonight

Talking with the Wolves

Love don’t leave me waiting (con un inserto di Respect)

Philander

When your mind’s made up

Low rising

Bird of sorrow

Leave

In these arms

Come away to the water

Wishlist (Pearl Jam cover)

High hope

Fitzcarraldo

Santa Maria

Song of good hope

Say it to me now (UNPLUGGED)

Gold (UNPLUGGED con la Band)

O sleep (di e con Lisa Hannigan)

Falling slowly  (Con Lisa Hannigan)

This gift

Passing through (Leonard Cohen cover)