live report
The Rolling Stones Lyon - Groupama Stadium
Concerto del 19/07/2022
La macchina organizzativa è qualcosa di semplicemente irreale per le abitudini che albergano dalle nostre parti in occasioni del genere. Prenotazione parcheggi giganteschi (e molteplici) con incluso nel costo di 5 euro anche la navetta gratuita e con aria condizionata da e per lo stadio. Un numero spropositato di bus in attesa e pronti ad accompagnare gli spettatori. Nel perimetro dello stadio e dentro punti di ristoro e merchandising che si susseguono dando la possibilità di sottoporsi a code estenuanti. Dentro lo splendido stadio dell’Olympique Lyonnaise prendiamo posto. Questa volta siamo di fronte al palco con una visibilità perfetta, giustificando l’esborso sostenuto per l’acquisto dei biglietti.
Anche all’interno l’organizzazione è perfetta. Non fai mai una coda, ti puoi muovere tranquillamente mentre si nota la presenza massiccia di medici che assistono qualcuno che soccombe di fronte ad una giornata rovente a 40 gradi, resi impossibili da un vento caldissimo che porta la temperatura percepita a 46 gradi come ci tiene a dirmi una ragazza francese a me vicina.
Alle 20 precise ecco sul palco il gruppo spalla. Gli inglesi Nothing But Thieves sono uno degli esempi perfetti di un sound inutile, fastidioso e per nulla interessante. La loro tediosa esibizione dura ben quarantacinque minuti, un tempo fin troppo lungo, reso poco sopportabile dal caldo incessante. Anticipato dal bel filmato che vede scorrere le immagini di Charlie Watts, lo show dei Rolling Stones esplode con una deflagrante Street Fighting Man. Jagger & Co sembrano in ottima forma, e mi colpisce molto l’empatia che sembra esservi tra il pubblico francese e la band. Mick parla quasi solo in francese, non corre più come un indemoniato come un tempo, ma percorre una buona dose di chilometri comunque. "É il nostro 53 ^ concerto in Francia, ma è certamente il più caldo", dice Jagger, ai circa 50 mila spettatori presenti allo stadio.
Keith Richards è, a mio avviso, fantastico. Pochi accordi ma quando entra con la sua chitarra è in grado di ribaltare chiunque suoni uno strumento del genere. Devo dire che anche Ron Wood è ficcante e preciso come pochi. Il resto della band vive delle magie, purtroppo rare, di un fantastico Chuck Leavell. La sezione ritmica punta ad una evidente solidità essendo composta dal drummer Steve Jordan e dal bassista Darryl Jones, i sassofonisti Karl Denson e Tim Ries. A loro si aggiungono due coristi, ma dimenticate una signora come Lisa Fisher.
Tumbling dice mi si ficca tagliente nel cuore, così come Jumpin' Jack Flash ed una splendida Midnight Rambler, mentre non mi entusiasmano Angie, troppo dolciastra, Miss You e Start Me Up che fanno esplodere il gentil sesso che si scatena trasformando lo stadio in una gigantesca pista dello Studio 54. Meno male che arrivano You Can't Always Get What You Want, Dead Flowers e Out Of Time, e poi ancora Honky Tonk Women, Paint It Black, Sympathy for the Devil.
L'unico pezzo recente è Living In A Ghost Town, che ci porta indietro di pochi mesi a quando il lockdown era la regola fissa praticamente nel mondo intero. Lo spazio, doveroso, dedicato a Keith Richards, lo vede proporre You Got The Silver ed Happy, due buone versioni ma nulla di più.
Il bis è uno solo ma è chilometrico ed infuocato. (I Can't Get No) Satisfaction fa impazzire la folla che canta a squarciagola le note di una canzone immortale. Cala il sipario, si spengono le luci, parte la musica gioiosa di Bob Marley a scartarci verso il bus, sempre senza code o intoppi.
Guardo mio figlio, al suo primo concerto degli Stones, e gli chiedo se gli siano piaciuti. La risposta è secca: Sono The Rolling Stones, Ça va sans dire.