live report
We Insist! Live In Martesana: Pipeline; Andrea Grossi Blend; Star Splitter Casa delle Arti. Cernusco sul Naviglio, Milano
Concerto del 19/05/2024
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Personalmente ho seguito “solo” i tre concerti di domenica 19 maggio e, dalle 17 alle 22.30 ho visto un teatro pieno, attento e caloroso anche dove i passaggi erano i più ostici. Questo festival mi ha detto che forse manca solo il catalizzatore per fare in modo che questa musica abbia cittadinanza piena (e teatri pieni) a Milano (e non decine di eventi da dieci spettatori l’uno…cosa che comunque continuo ad amare).
Si incomincia con il Settetto Pipeline e si incomincia benissimo! Giancarlo Nino Locatelli, clarinetti, Alberto Braida, pianoforte, Gabriele Mitelli, cornetta, Sebi Tramontana, trombone, Luca Tilli, violoncello, Andrea Grossi, contrabbasso, Cristiano Calcagnile, batteria ci offrono una lezione su come suonare ed improvvisare con gruppi numerosi senza per forza fare a gara a coprire “l’altro”. Il rispettoso ascolto dei sette sul palco ha reso possibile godere di quarantacinque minuti di musica preziosa in cui sembravano nascere dal nulla sezioni, trii, duetti, improvvisazioni collettive riuscendo ad ascoltare sempre nitidamente le voci strumentali di ogniuno dei musicisti (e le loro profonde relazioni e contrasti). Verrebbe da rielencarli tutti per quanto il lavoro ascoltato sia stato sempre a livello altissimo! È stato chiaro, in questa sequenza straordinariamente dinamica, come il senso della pertinenza rispetto al cosa suonare e la capacità di ascolto dei Pipeline sia stato a livelli altissimi: e il risultato finale, anche in termini di gradimento del pubblico presente, altrettanto alto.
Il tempo del cambio palco e ci si trova davanti ad Andrea Grossi Blend 3 con ospite il batterista di Seattle Jim Black e il nuovo lavoro, AXES, da presentare. I Blend 3 (Andrea Grossi, Contrabbasso e Basso elettrico, Manuel Caliumi, sax alto e clarinetto basso, Michele Bonifati, chitarra) ci avevano abituati ad un grande lavoro Drumless in cui gli spazi tra gli strumenti e una complessità armonico/melodica avevano un peso importante. Con l’aggiunta di Black tutto si trasforma. L’anfetamina e la frenesia salgono furenti sul palco e sembra subito di essere in un club newyorchese. L’attacco è frontale, diretto, ricco di obbligati e di una certa cattiveria. La temperatura è altissima anche tra il pubblico che reagisce fragoroso. Ma non viene dimenticato il diverso equilibrio e, in straniante alternanza, i brani più “larghi” vengono eseguiti quasi staccando il booster: quieti e riflessivi nella loro complessità che non lascia mai tranquilli e proposti quasi come antidoto alla forza dei brani più nervosi. La forza del trio (più uno) è nel non cadere mai nel “semplice” o semplicistico. Tutti i brani hanno complessità di scrittura e arrangiamento. Da ascoltatore mi è sembrato che la forza dei pezzi più tirati sia arrivata subito, mentre la sofisticatezza dei brani più “melodici” sia così complessa e interessante che verrebbe voglia di riascoltarli in trio più volte per cogliere quella bellezza che ho solo intuito forte, dolcemente intricata e ammaliante. Bravi! Bello uscire da un concerto con ancora così tanta fame di riascoltare!
Dopo la sosta con l’aperitivo con il pubblico e We Insist! tutta, alle 20.30 si rientra nel Teatro della Casa delle Arti. Anche il duo degli Star Splitter, nome dietro cui si celano Gabriele Mitelli (cornetta, tromba, voce elettronica) e Rob Mazurek (trombino, tromba, percussioni, voce, elettronica, fischietti…), presenta un lavoro inedito: Medea. L’ispirazione, dichiaratamente pasoliniana, solo apparentemente non sembra cambiare l’approccio dei due musicisti: a una base elettronica (irregolare, free, nervosa, sibilante, dai bassi irrequieti e potenti) si contrappongono purissime (anche nella loro voluta sporcizia) linee dei vari tipi di “tromba” dei due musicisti. Che si tratti di usare un suono pieno (usato più spesso da Mazurek) o si usi, come fa splendidamente Mitelli, spesso il soffio di fiato passato dal bocchino allo strumento senza quasi emettere una nota definita, tutto sembra fluire con magica intenzione e precisione. Se poi, come ho fatto io, si rimane un po’ dubbiosi se i due non stiano un po’ troppo giocando con il pubblico (con un pizzico di gigioneria) basta l’ascolto del disco, fatto tre giorni dopo dal sito Bandcamp di We Insist!, per rendersi conto della corrispondenza impressionante di alcuni frammenti e, soprattutto, del mood d’insieme di questa Medea. Insomma: quella estrema, e a volte spregiudicata e divertita, libertà che Mazurek e Mitelli hanno messo sul palco è certamente più vicina ad un interessante, forte e voluto gesto creativo piuttosto che ad un gioco fine a se stesso come a volte l’estrema disinvoltura dei due splendidi musicisti poteva, in alcuni frangenti, far ipotizzare (ed ammetto che questo è a volte un mio problema con l’atteggiamento, soprattutto esteriore, di Mazurek - che di suo, ammetto, non sbaglia un colpo!-).
Domenica 19 maggio, dalle 17 alle 22, ho avuto, assieme ad altre 200 persone, la possibilità di immergermi per tre set in una fonte rigenerante di creatività legata all’improvvisazione e declinata, almeno, in tre modalità diversissime. Grazie, We Insist!