Jennifer Gentle

live report

Jennifer Gentle Freemuzik - Brescia

19/02/2005 di Christian Verzeletti

Concerto del 19/02/2005

#Jennifer Gentle

 JENNIFER GENTLE

19 febbraio 2005
FREEMUZIK (BS) Negli ultimi tempi l’attenzione attorno alle nuove bands italiane sta progressivamente crescendo: il caso più eclatante è quello dei Jennifer Gentle, attorno a cui si è fatto un gran parlare per via del contratto firmato con la Sub Pop, prestigiosa e storica etichetta americana.
In attesa di un tour negli States, le date di Marco Fasolo e compagni sembrano circondate da una aumentata dose di curiosità: saranno cresciuti i Jennifer Gentle? Saranno davvero pronti per il grande salto? Come saranno dal vivo le canzoni di “Valende”? Cosa avranno in serbo per il pubblico americano? Queste domande serpeggiavano tra i presenti al Freemuzik, in attesa di una conferma dei riscontri ottenuti col disco appena pubblicato appunto per Sub Pop / Audioglobe.
Nessuno metteva in dubbio le qualità dei Jennifer, ma il mercato estero, e soprattutto quello americano, sono stati un sogno tanto proibito da innescare una reazione di incredulità: andiamo a vedere come suonano questi ragazzi, andiamo a vedere cosa hanno adesso di tanto speciale per meritarsi l’America.
Dal palco la risposta è stata spiazzante perché i Jennifer non hanno fatto che suonare le loro canzoni, senza numeri a sorpresa, senza colpi di scena: hanno suonato come sanno e come sono, dimostrando di essersi meritati quest’occasione con quelle qualità che coltivano dal loro esordio. Questa è stata la vera novità: sin dai primi pezzi si è poco a poco intuito che Marco e compagni sono cresciuti continuando ad essere se stessi, sviluppando la loro identità. Il fatto che la prima parte del concerto sia stata improntata su dei sognanti pezzi acustici ha evidenziato come i Jennifer sono ormai in grado di lasciar crescere la loro musica in un fluire che si è fatto più continuo, più curato e più concentrico, come dimostra anche l’ultimo album. Con questo approccio le canzoni sono state riarrangiate, alcune mutate, grazie all’apporto di Isacco Maretto alla chitarra, di Liviano Mos alle tastiere e di Francesco Candura al basso.
Gli interventi fantasiosi dei kazoo, di una melodica, di una tastiera che suonava come un glockenspiel o di una slide appena pizzicata sono stati sottili e sempre al servizio di interpretazioni appena sfiorate come “Tiny holes” e “Golden drawings”: superba è stata “Wondermarsh”, eseguita come un’adagio con un arpeggio e tre voci bianche.
Tanto incanto ha portato ad una suspense che, come anche nell’ultimo disco, è culminata in un crescendo strumentale elettrico: “Bring them” ha segnato il passaggio da una fase acustica ad una più pop e più rock, interrompendo e contemporaneamente facendo sfociare la corrente fin lì accumulata.
La serata è così diventata un susseguirsi di performances in bilico tra pop e psichedelia, tra rock e mantra lisergici: anche in questa fase è stata evidente la capacità di gestire le interpretazioni, senza giocare su salti e sbalzi di energia, ma piuttosto sulla consequenzialità della musica con arrangiamenti e interpretazioni tanto vivaci da provocarne di successivi. Ad innescare il meccanismo è stata la batteria di Alessio, fondamentale tanto per giocare coi pezzi pop quanto per insistere sulle improvvisazioni. I rimandi alle atmosfere dei Doors e dei 13th Floor Elevators sono stati portati oltre, soprattutto nei finali carichi di tastiere e di chitarre: proprio le code dei pezzi sono state delle protuberanze cresciute a dismisura, come successo con “Husbands”, prima lenta con tanto di fisarmonica e poi urlata oltre ogni umore. “Rubber and south” ha concluso come un mantra vorticoso, seguita da un’unica concessione al pubblico: “Floating Fraülein”, sospesa sui tocchi di una steel, ha chiuso la serata in una bolla lasciata a volteggiare sotto il soffitto del Freemuzik tra le luci del dj set. Alla fine i Jennifer non hanno solo risposto di essere pronti per l’America ma hanno anche rilanciato la domanda: l’America è pronta per loro? Scaletta:
Universal daughter
Mad house
No mind in my mind
Tiny holes
Golden drawings
Liquid coffee
Wondermarsh
Bring them
My memories book
I do dream you
Locoweed
Nothing makes sense
Husbands
Rubber and south
Floating Fraülein