live report
Benjamin Clementine Milano / Auditorium Fondazione Cariplo
Concerto del 18/11/2015
#Benjamin Clementine#Derive#Avantgarde spoken word chamber pop art rock classica Alexis Brossard
La differenza tra le due esibizioni è stata chiara fin da subito: il primo concerto si è rivelato più intimista, immaginate di essere a casa vostra, con un po' di amici, un pianoforte in salotto. Ad un tratto l'amico, quello un po' più timido, inizia a suonare, si è uno vicino all'altro, con un bel cocktail in mano ed è subito magia.
All’Auditorium, invece, eravamo seduti in uno spazio più “classico”, una location che dava più solennità alla performance, tanto che, anche Clementine è apparso più teatrale rispetto al Franco Parenti.
Ciò detto rimane una sola e unica verità: che tu metta Benjamin a suonare in metropolitana, a teatro, a casa tua, la sua voce sarà in grado di ipnotizzarti e farti venire la pelle d'oca, in qualsiasi posto tu sia, quello, improvvisamente, diventa il teatro più bello del mondo.
La sua vita è stata a dir poco travagliata, a molti è nota ma per chi non ne fosse al corrente conoscere le sue vicende può rivelarsi utile per entrare maggiormente in sintonia con il personaggio e allora ricordiamo l’aneddoto circa il pianoforte rubato alla compagna di classe, oppure del ragazzo scappato da Londra alla volta di Parigi, del clochard che grazie ai video di youtube approda a un discografico e poi allo show TV di Jools Holland a cui partecipava un certo Sir Paul McCarthy. Insomma è vero, Benjamin ha dovuto farsi largo tra la folla per tutta la sua vita ma ciò che conta è che ora è sul palco, davanti a lui i pubblici di tutto il mondo e racconta la sua storia che non si può fare a meno di ascoltare e restarne invaghiti.
Il suo modo di cantare te lo impone, la sua voce potentissima e il modo in cui declama le sue poesie riflettono questa voglia di farsi sentire.
"I am an expressionist; I sing what I say, I say what I feel and i feel what I play by honesty and none other but honesty. Some will get bored of me, but I invite the patient listener to come forth, feel and most importantly engage with me without asking too many questions. Hopefully by the end of listening they shall get answers not questionable, whether pleasing or not." - Benjamin Clementine
Un modo di atteggiarsi semplice ma evocativo. In lui e nello show non c'è niente di finto, c’è tanto ma niente in più di ciò che serva all’essenzialità. Lui, il suo pianoforte, una batteria, suonata magistralmente da Alexis Brossard e delle congas. Tutto qui.
Il palco è volutamente spoglio, un set up che pare quasi approssimativo.
Le luci non creano strani giochi per distrarre gli occhi, solo on/off, un gioco sempre in bilico tra ombra e luce, e spesso il buio oppure un occhio di bue a mo’ di luna.
Eppure che importa? La nullità della scenografia è compensata dalla grandezza dell'esibizione che dalla prima nota all'ultima riempie il palco senza mai smorzarsi.
Benjamin Clementine compare dalle tenebre fino al proscenio, si inchina, si siede e suona.
Per abbracciare lo strumento ed entrare in sintonia col pubblico, lui è scalzo e il suo sgabello è altissimo rispetto al pianoforte, lo sovrasta anche in maniera quasi goffa.
L'esibizione accompagnata dalla batteria è nuova anche per me, ad Aprile c'era solo un violoncello.
Alexis entra in scena dal terzo pezzo e, grazie al suo apporto, fuoriesce l'anima più rock di Clementine. La batteria si integra perfettamente con il suono del pianoforte e contribuisce ad aumentare la tensione emotiva dei brani.
Il concerto ha abbracciato i suoi tre lavori: due Ep, Cornerstone (2013), Glorious You (2014) e l’album At Least For Now (2015).
Quest'ultimo venerdì 21 Novembre si è aggiudicato il Mercury Prize, il premio assegnato ogni anno al miglior disco di un artista britannico o irlandese, premio che Benjamin ha dedicato alle vittime degli attentati di Parigi.
Clementine è un grande artista che ha ancora molto da raccontarci.
Foto di: Giovanni garavaglia