Neil Young And The Promise Of The Real

live report

Neil Young And The Promise Of The Real Market Sound Milano

18/07/2016 di Laura Bianchi

Concerto del 18/07/2016

#Neil Young And The Promise Of The Real#Rock Internazionale#Rock

La luna è quasi piena. Il vento solleva la polvere. L'ortomercato di Milano riposa, in attesa di una nuova giornata, che inizierà fra poche ore. Ma il pubblico del Market Sound è più sveglio che mai. È in attesa del concerto di Neil Young e il suo giovane gruppo The Promise of the Real. Una finta contadina sul palco coltiva vera lavanda.

Le luci si accendono, il gigante canadese si siede al piano. Attacca "After the gold rush ". E tutti hanno ben chiaro che quella luna illuminerà le menti, che quel vento spazzerà via non solo le zanzare, ma anche i dubbi se il rock and roll sia vivo o no. Neil prima ci stende con una sequenza acustica da sogno: la continuità fra il lontanissimo "Harvest ", da cui trae "Out of the weekend ", e la più recente "Mother Earth" è evidente. Lui è artista coerente, anche nei risultati discontinui delle sue creazioni, e la coerenza si rivela brano dopo brano, tenuti insieme da una voce impossibile da descrivere, mutevole e cangiante a seconda dei toni che intende esprimere.

Il rispetto per la terra, la lotta contro i diritti violati, l'amore in ogni sua forma, gli sbalzi umorali e i sogni che hanno animato due generazioni : in un concerto di Neil Young c'è tutto questo, e molto altro. E che sia una serata benedetta dal dio del rock, che scaglia un fulmine potente per incenerire i bestemmiatori che osano dire che sia morto, è esplicito quando, accompagnati da uomini in tuta armati di disinfestanti, entrano in scena i The Promise of the Real, la giovane band che Young ha scelto per questo tour Rebel content : bravi, ma soprattutto carichi, entusiasti, devastati dal fuoco della musica, assecondano il Grande Capo della tribù, giocano con lui, gli sorridono, incendiano le chitarre, in una danza rituale collettiva che non conosce requie.

Si sciolgono così tutti i freni inibitori, e le scorrerie elettriche per le vaste praterie del suono possono iniziare: "Winterlong ", "Words ", "Cowgirl in the sand", una "Love to burn" che sembra eterna, una "Rocking in a free world" che travolge ogni resistenza residua e diventa un rito collettivo, guidato da uno sciamano saggio, sotto lo sguardo del totem propiziatorio.

L'arrivo dell'icona vivente Willie Nelson, a un certo punto della serata, e il suo ritorno alla fine, non sorprendono più di tanto: il tempo e lo spazio sono azzerati, in questa notte di vento e luna, ed è normale, giusto, che un settantenne e un ultraottantenne saltino e cantino insieme agli altri, che le categorie di "giovane" e "anziano" non reggano più, che pezzi di quaranta anni fa suonino
contemporanei.

La danza collettiva sul palco attorno a Nelson, allora, non è solo un girotondo per celebrare la serata, ma è l'esplosione di gioia di vivere e suonare che dal palco raggiunge tutti, rivitalizzando le certezze, dissolvendo i dubbi. Se rust never sleeps, allora la musica, e le speranze che raccoglie e racconta, sono il miglior trattamento contro la ruggine del tempo e del cinismo.

Foto di: Giuseppe Verrini

SETLIST

After the Gold Rush
Heart of Gold
The Needle and the Damage Done
Mother Earth (Natural Anthem)
From Hank to Hendrix
Out on the Weekend
Comes a Time
Old Man
Nel blu dipinto di blu (Volare) 
Are There Any More Real Cowboys? con Willie Nelson
On the Road Again con Willie Nelson
Winterlong
Alabama
Words (Between the Lines of Age)
Powderfinger
Cowgirl in the Sand
Mansion on the Hill
Love to Burn
Western Hero
Vampire Blues
After the Garden
Revolution Blues
Seed Justice
Rockin' in the Free World

Encore:
Homegrown con Willie Nelson