live report
North Mississippi Allstars Roma / Monk
Concerto del 16/10/2019
Da Shake Hands With Shorty a Up And Rolling, quasi vent'anni lungo strade segnate da un southern- rock- blues- country- soul- gospel sporco e fangoso, a tratti spigoloso e ipnotico, sicuramente vitale e trainante. Quasi vent'anni per tornare a casa e chiudere un cerchio, adesso la macchina è di nuovo parcheggiata e gli Zebra Ranch Studios di Independence, Mississippi, raccontano la storia di una famiglia immersa da sempre nella musica e nei caldi umori del Sud degli States. Un padre gigantesco, monumentale, capace di incrociare la propria attività di pianista, cantante e produttore con nomi del calibro di Bob Dylan, Rolling Stones, Ry Cooder, Big Star, Flamin' Groovies, Willy DeVille, Replacements, Green On Red e via citando.
I due ragazzi hanno da sempre respirato le note giuste, incamerandole e facendole proprie, insieme agli insegnamenti dei maestri R. L. Burnside, Junior Kimbrough e Othar "Otha" Turner. A quest'ultimo è dedicato Otha's Bye Bye Baby, ultimo brano di Up And Rolling, circa 38 secondi per un blues sgangherato e quasi sussurrato. Il buon vecchio Otha compare inoltre in numerose foto contenute nel booklet interno al disco, un collage di immagini in bianco e nero che parlano il blues più di qualsiasi strumento.
Adesso i ragazzi sono stanchi ma felici e hanno un sorriso radioso stampato sul volto, scaricano gli strumenti perché suonare è la loro vita e suonare li tiene vivi. Il palco del Monk si apre nel retro dell'ultimo juke joint che hanno incontrato durante il lungo girovagare e sembra da subito il posto adatto per sgranchirsi un po' le dita sulle corde delle chitarre e sui piatti della batteria. Non si perde tempo, Luther e Cody Dickinson sono pronti, con loro sul palco anche Jesse Williams al basso e allora, senza inutili fronzoli, le dita scorrono veloci a pizzicare le corde, !a batteria picchia incessante e Shimmy She Wobble>Station Blues e Goin' Down South invadono la sala con una carica di coinvolgente energia. Up And Rolling ci porta a spasso per il Mississippi, mentre What You Gonna Do? illustra le influenze gospel soul della band. Il brano in questione è stato un vecchio successo delle Staple Singers, ripreso dai North Mississippi Allstars per l'ultimo lavoro in studio con la partecipazione straordinaria di Mavis Staples.
Si va avanti e il tutto confluisce in una devastante jam strumentale a cui si accoda Lord Have Mercy, direttamente da 51 Phantom del 2001. Li guardi e capisci perché dopo vent'anni sono ancora lì sul palco, come fosse il primo giorno di scuola, quasi timidi, eppure gioiosi, vitali, umili e semplici, vogliosi semplicemente di divertirsi e divertire. Sorridono sempre, scherzano e si scambiano le parti, quasi fosse una festa tra amici, dove quelli più bravi imbracciano le chitarre e suonano per intrattenere i presenti. Poi però hai una volta di più la conferma che sono davvero bravi, altrimenti Papà Jim non se ne starebbe lassù tranquillo e divertito a godersi lo spettacolo. Ecco allora Cody diventare lead vocalist su K. C. Jones di Walter "Furry" Lewis, dal primo storico Shake Hands With Shorty. Dopo il torrido southern rock di Mean Old World, cover di Allen Toussaint incisa su disco con la presenza di Jason Isbell e Duane Betts, il proscenio è di nuovo tutto per Cody che, indossato il washboard, si scatena in una debordante Psychedelic Sex Machine, all'epoca contenuta nel live album Hill Country Revue del 2005.
Il suggello lo pone Luther, che si siede alla batteria e randella come non avesse fatto altro nella vita. Partecipa alla festa anche Charley Patton, di cui viene riproposta Mississippi Boll Weavil, pronto poi a cedere il passo all'incedere ipnotico e implacabile di Shake 'Em On Down, un riff inconfondibile, vero marchio di fabbrica per i ragazzi del Nord Mississippi. Dopo un'oasi semi acustica in cui Luther esegue parzialmente da solo Mean Ol' Wind Died Down, tocca a Peaches richiamare sul palco tutta la band e con loro il fantasma di R. L. Burnside. A questo punto si giocano il tutto per tutto e con il numero 23 di North Carolina scende in campo, alla seconda chitarra elettrica e alla voce, Cody "Jordan" Dickinson. La batteria diventa pertanto proprietà di Gianluca Giannasio, già con i romani Dead Shrimp e con Luther in precedenti solo tour. Nel frattempo Cody alla chitarra elettrica suscita le seguenti domande e riflessioni "Ma lui non era il batterista? Sembra che nella vita non abbia suonato altro che l'electric guitar!". In scena a questo punto salgono i North Mississippi "Dead", con la brillante riproposizione di Deep Elem Blues e Going Down The Road Feelin' Bad, splendide ballads senza tempo.
Con Shake (Yo Mama) torna a scorrere il blues selvaggio, scheletrico e ancestrale con cui sono cresciuti, in Prayer For Peace la voce di Luther graffia nera e potente, mentre Call That Gone vale un viaggio in Africa di sola andata. Nei bis c'è ancora tempo per un'orgia emozionale senza fine, la chitarra di Luther rilascia assoli dilatati e dilanianti, il basso di Jesse avanza arrembante, mentre la batteria di Cody martella incessante l'ultimo assalto al Dio del blues. Partono con ML (Goin' Home) per confluire poi nel sabba catartico e furioso di Po Black Maddie>Skinny Woman, un vero tour de force che potrebbe non finire mai. I ragazzi sono tornati a casa. Giù dal palco li ritrovi come li ricordavi in precedenti occasioni, sempre disponibili e simpatici, quasi impacciati di fronte agli innumerevoli attestati di stima, occhi luminosi e un grande sorriso sempre stampato sul volto. Yeah, we be up and rolling.