Buena Vista Social Club

live report

Buena Vista Social Club Castellazzo di Bollate @ Festival di Villa Arconati

16/07/2013 di Vito Sartor

Concerto del 16/07/2013

#Buena Vista Social Club#World#Etnica Son, bolero, guajira, danzàn

L’Orquesta Buena Vista Social Club approda per la prima volta al Festival di Villa Arconati e come sempre fino all’ultimo momento non ci aspettavamo uno show così divertente, a tratti disimpegnato dove ancora si parla di una musica le cui radici sono ben vive.

Si parte all’unisono, l’orchestra impiega i primi brani per riscaldarsi, emerge uno strano pressapochismo ai confini con un suono free ed afro jazz funzionale a presentarsi al pubblico che non tarda a farsi coinvolgere e svela a suo modo le evoluzioni della musica cubana del terzo millennio.

Il confronto tra le generazioni è la cosa che ha lasciato il segno, i tempi del documentario musicale di Wim Wenders e Ry Cooder (Buena Vista Social Club 1997) sono lontani, come sappiamo l’ensemble ha perso parte dei suoi fondatori, ma vedere le vecchie e le nuove generazione interagire sul palco, scherzare (esilaranti la scenette tra la sezione dei fiati che si asciugano il sudore e si arrabbiano l’un l’altro nel mezzo dell’esibizione) ci fa pensare ad un popolo i cui sentimenti un po’ rivoluzionari non abbandoneranno mai la carica umana che li distingue dal resto dei popoli caraibici.

E’ spiccata una vanità innata tra i musicisti dell’Orquesta, un sano protagonismo tra di loro come espressione di una cultura popolare che sa far emergere i talenti dalla massa: uno scuola strana, dalle antiche origini afro cubane, divertente e a suo modo virtuosa, come ci dimostrano le diverse sessioni di assolo di Papi Ovideo al tres elettrico e successivi duetti con Barbarito Torres al laud (che è una specie di liuto ndr) anch’egli protagonista di questa serata. Inutile non censire le battute latin jazz del pianista Rolando Luna, a volte eccessivamente pesante sui tasti, o le sessioni ritmiche del contrabbasso di Pedro Pablo definito il treno rapido della ritmica cubana. Comunque due grandi esponenti del son contemporaneo.

Poi c’è la componente giovanile, la voce e l’animazione latina di Carlos Calunga e Idania Valdes, coordinati da  Jesus Aguaje Ramos (voce, presentatore e trombone), caciaroni ai cori, bellissimi nelle mosse sincronizzate di mambo; forse questa parte corrisponde più alle richieste dei non moltissimi seguaci del ballo latino americano, per fortuna ancora una minoranza tra il pubblico dell’ OBVSC, ma sicuramente un segno dei tempi da dover interpretare.

La seconda parte del live è affidata al carisma di Eliades Ochoa, si apre il Buena Vista, la sua voce spicca alta e potente, la sua guitara cubana scorre nelle scale veloci de El quarto de Tula e fa la differenza anche per il gruppo che viene catalizzato seguendo a dovere i brani e riscoprendo una sessione ritmico percussiva davvero interessante.

Il momento sembra non arrivare mai, la grande e piccola madre del Buena Vista compare sorridente e accolta come una vera diva catapultata dagli anni 50 fino ad oggi. Omara Portuondo con la sua eleganza, il suo sorriso, la sua presenza sexy (alza il vestito e danza sensuale con Papi), la sua vanità a cercare lo sguardo di chi l’ascolta, si ha come l’impressione che debba sedurre tutto il suo pubblico e non fatica a farlo. Sorride calda ed ironica, dedica romantica a  Cristiano Malgioglio, e non si risparmia nelle battute e nelle espressioni vocali di un certo tipo ancora brillanti come sempre abbandonandosi a un disimpegnato Qui saz d’annata.

Quello dell’Orquesta è stata una splendida sorpresa anche se il successo di questa musica è ancora fondato sull’opera realizzata da Cooder.

Questo concerto dimostra come le due generazioni siano alle battute finali di un confronto culturale dal risultato incerto. Innanzitutto lo spirito dei cubani e inconfondibile, è cangiante, è semplice, un colorato maquillage di siparietti caraibici, ma sopratutto storia e cultura. Non si prendono troppo sul serio o meglio prendono la musica come un gioco naturale, come vivere, amare spontaneamente, come un sentimento (scusate la banalità) ma anche come un gioco da svolgere seriamente quando serve.

La Line-up:

OMARA PORTUONDO (lead vocal),

GUAJIRITO MIRABAL (trumpet).

PEDRO PABLO (double bass),

PAPI OVIEDO (tres),

ELIADES OCHOA (guitars and vocals),

JESUS AGUAJE RAMOS (MD, trombone, vocals),

BARBARITO TORRES (laud),

ROLANDO LUNA (piano),

IDANIA VALDÈS (vocals and minor percussion),

CARLOS CALUNGA (vocals),

ALBERTO LA NOCHE (bongos),

FILIBERTO SANCHÈZ (timbales),

COAYO (congas),

LUIS ALEMANY (trumpet),