live report
CCCP Roma, Rock in Roma, Ippodromo Capannelle
Concerto del 13/06/2024
Fedeli alla linea. Anche quando la linea non c'è e forse non c'è mai stata. I Soviet più l'elettricità non fanno il comunismo, e forse quell'immaginario che ha nutrito il punk filosovietico dei CCCP non c'è mai stato almeno come lo si era immaginato. Ma loro sì. Fuori da tempo e storia allora come adesso, in bilico tra metafisica e grottesco, con le parole che si trasfigurano nei gesti di Fatur, l'artista del popolo, e Annarella, benemerita soubrette. Che qui, radiosa e altera, sembra farsi più vestale di un rito. Un rito che mi sbatte in faccia la storia di un mondo prima del muro, proprio dopo delle Europee che a tratti riportano le lancette indietro. Quella storia a cui pensavo di non assistere più se non attraverso i dischi dei CCCP.
E invece eccola qua, a Roma. A Roma, che a un certo punto divise il ruolo di capitale dell'impero con Bisanzio. Quella Bisanzio che ora è Istanbul, in cui si è "a casa" con un "passato e un futuro " e un "presente che è Dio e fa la cameriera". "Chi è grande chi è il profeta" canta Giovanni Lindo Ferretti. Una modifica di un verso di Islampunk che dà l'esatta misura di come la storia sia passata facendo il suo corso, a dispetto della splendida forma vocale del cantante e sonora della band, arricchitasi con Ezio Bonicelli al violino, Simone Filippi alla chitarra, Luca Rossi al basso, Simone Beneventi e Gabriele Genta alle percussioni.
La rinnovata sezione ritmica e Massimo Zamboni, in grado di emozionare già con la sua pacata presenza, danno una veste decisamente più complessa, a tratti mistica anche a brani dalla matrice più punk come Curami e Mi Ami. Morire e Spara Jurij (preceduta da una cover di Bang Bang) sono schiaffi in faccia.
Emilia Paranoica, carica di bombardieri su Beirut si fa quasi industrial, sono brani come Oh! Battagliero! a riportare alla matrice del liscio che per quanto rimescolata e a tratti irriconoscibile fa parte del background culturale dei CCCP.
A chiusura della prima parte del concerto c'è Annarella per la quale rimangono sul palco solo Giovanni Lindo Ferretti, Massimo Zamboni, Fatur e Annarella. Un momento intenso, toccante, che sottolinea un'unità ritrovata non solo di facciata. "E non è ancora finita..." .
C'è posto ancora per altro. Come la sorpresa di Kebabträume dei Deutsch-Amerikanische Freundschaft. E per una Amandoti accompagnata solo dal violino, senza nessun orpello se non l'anima. E dopo la quale non può esserci altro se non un raccolto saluto e un grande grazie. Reciproco.