Mandolin Brothers

live report

Mandolin Brothers Milano / Spazio Teatro 89

15/11/2014 di Luciano Re

Concerto del 15/11/2014

#Mandolin Brothers#Americana#Rock

Facile convincersi, alla fine della serata del 15 novembre, che la mitica Highway 61 cantata da Bob Dylan in uno degli album che hanno fatto la storia della musica (senza ulteriori aggettivi, come giustamente ha sottolineato dal palco Jimmy Ragazzon) attraversi la pianura pavese.

Al Teatro Spazio 89 di Milano, infatti, i Mandolin’ Brothers rendono il loro anticipato omaggio al cinquantesimo anniversario della pubblicazione di Highway 61 Revisited (avvenuta nell’agosto del 1965), eseguendo le nove canzoni che componevano questo album leggendario nella loro sequenza originale, reinterpretandole con il gusto e la passione che li contraddistinguono e che li hanno resi una delle band di riferimento dall’Americana made in Italy.

L’esecuzione integrale di Highway 61 Revisited è preceduta, in apertura di concerto, da una sequenza di brani originale della band pavese, che pesca in particolare dal loro ultimo album Far Out e conferma, qualora ce ne fosse ancora bisogno, il valore delle loro composizioni: in un Paese civile, un brano come Come On Linda sarebbe in heavy rotation nella programmazione di qualsiasi emittente radiofonica.

Ad aprire l’omaggio a Bob Dylan, l’esecuzione di Went to see the Poet, brano incluso in Still Got Dream, espressamente dedicato allo stesso Dylan, al termine del quale si spengono tutte le luci del teatro e, dopo pochi secondi di pausa, parte il boato di Like A Rolling Stone, pezzo spesso presente nelle scalette live della band.

Parrebbe quasi impossibile riuscire a mantenere elevata la tensione sul palco dopo un pezzo di tale potere evocativo, ma i Mandolin’ Brothers non falliscono l’impresa: inutile elencare canzone per canzone una track list che qualunque appassionato di musica (sempre senza aggettivi..) ha certamente mandato a memoria, ma è doveroso sottolineare come la band eviti le riletture didascaliche dei brani originali, ma ne fornisca una interpretazione decisamente personale.

Meritano senz’altro una menzione la splendida versione di Ballad of a Thin Man giocata su continui cambi di ritmo e la tiratissima Highway 61 Revisited che paga un tributo a Johnny Winter, con le chitarre di Marco Rovino e Paolo Canevari in evidenza e la batteria di Daniele Negro a scandire un ritmo vertiginoso.

La palma della miglior rilettura spetta  però , almeno a giudizio del sottoscritto, alla meravigliosa Queen Jane Approximately, dominata dalla tastiere di Riccardo Maccabruni e dal mandolino affidato a Marco Rovino.

Fa storia a sé, infine, il tour-de-force di Desolation Row, riletta in chiave roots con Maccabruni alla fisarmonica e Rovino al dobro, mentre Joe Barreca mette da parte il basso elettrico e imbraccia il contrabbasso.

Nei bis, l’omaggio si estende anche agli storici sodali di Bob Dylan, The Band, di cui viene riproposta una corale Ain’t No More Cane, con le voci di Jimmy Ragazzon, Riccardo Maccabruni e Marco Rovini ad alternarsi alle parti soliste.

Serata straordinaria, purtroppo penalizzata dal diluvio abbattutosi sull’intera Lombardia che ha certamente impedito una maggior affluenza di pubblico causa i numerosi problemi di viabilità: davvero paradossale che, mentre si celebrava l’epopea della Highway 61, l’assai più modesta Milano – Laghi fosse chiusa per allagamenti….

Foto di: Federico Sponza