live report
Mark Lanegan Band Festival Villa Arconati - Castellazzo di Bollate MI
Concerto del 15/07/2013
Dopo una lunga attesa, che temiamo lunga in quanto il manager probabilmente era in giro a cercare il cantante perso nei suoi tormenti esistenziali nascosto da qualche parte nel parco, il quartetto che accompagna il cantante americano si presenta sul palco e secco parte con una Gravedigger’s Song cattivissima. Mark caracolla, è ancora più magro del solito e insicuro sui passi. La voce è impastata come di alcol bevuto di recente e ancora un po’ fredda. La band suona sicura e, a tratti, trascinante con il chitarrista Steven Janssens che suona con grande carisma: ispirato e “cattivo”.
Per fortuna la band è determinata perché le condizioni di Lanegan appaiono da subito precarie. A volte, nei saluti, sembra non inquadrare il microfono così come fatica a rialzarsi quando si china a raccogliere l’asciugamano. La voce non ha mai modulazioni o dinamiche e tanto meno la profondità che tutti amiamo ma, detto questo, non sbaglia una nota e fila come un treno dal primo all’ultimo brano. Certo, verso metà set il canto si fa meno automatico e leggermente più profondo ma nulla in grado di emozionare veramente. Non vorrei essere troppo duro, ne Lanegan ne la band lo meriterebbero, ma le precarie condizioni del cantante sono sin troppo evidenti così com’è assolutamente evidente come la sua musicalità naturale e profonda gli consenta di non “affondare” nonostante tutto. Anche la scelta delle canzoni in scaletta varrebbe da sola l’uscita e il prezzo del biglietto: una dozzina di brani che passano da Sleep With Me alla rilettura di Devil In My Mind (Smoke Faries) sino all’attesa Methamphetamine Blues che chiude un concerto che se ha avuto un difetto evidente è stato quello della sua scarsa durata (un’oretta e dieci di musica)… ma forse in questo momento a Lanegan non potevamo chiedere altro.
Si conclude con il pubblico più fedele diviso tra gli arrabbiati per la scarsezza bel materiale proposto e gli integralisti che, di Lanegan, tutto giustificano e nulla hanno visto, o anche solo vagamente percepito, delle difficoltà dell’uomo.
Le foto della serata sono di Vito Sartor