live report
Francesco De Gregori Nonantola / Vox
Concerto del 13/10/2017
E stasera al Vox di Nonantola, Francesco De Gregori si è veramente presentato al suo pubblico come un libro aperto, mettendosi a nudo forse come mai gli era capitato in passato. Ad iniziare dal look, senza cappello e senza capelli, praticamente rasati i pochi superstiti, ma soprattutto senza la storica e caratteristica barba, a sopravvivere solo un paio di baffi bianchi. Proseguendo poi con la formazione scelta per intraprendere questo tour, di cui la data emiliana rappresentava la data zero, Alex Valle, pedal steel, dobro e chitarra acustica, Paolo Giovenchi, chitarra acustica ed elettrica, Carlo Gaudiello, piano e tastiere, Guido Guglielminetti, il Capobanda, basso e contrabbasso, senza batteria.
Il coraggio e la voglia a sessantasei anno di rimettersi in gioco, di dire eccomi qua, io ci sono, vediamo che succede, vediamo cosa viene fuori, intanto riparto da qui. Ed è stato sicuramente un gran bel ripartire, per quanto mi riguarda uno dei suoi concerti più belli tra tutti quelli visti, che non sono pochi, più o meno dovrei essere sulla trentina. L'atmosfera del club carica di calore e passione ha contribuito nel rendere unica e indimenticabile la serata, il resto lo hanno messo in campo Don Ciccio e i suoi prodi con una prestazione davvero notevole, intensa e sincera, qualche imprecisione a rendere il tutto più sporco e vero, un suono blues e jazzato a rivestire vecchi e nuovi capolavori del repertorio de gregoriano.
Numeri da scaricare ha aperto la serata, nera e bluesata, Gambadilegno a Parigi è stato il primo tuffo al cuore, per una ballata splendidamente struggente. Neanche il tempo di riprendersi perché arrivano due colpi da ko, Buenos Aires e Due Zingari, inusuali incursioni in un passato remoto che Francesco approccia senza timore alcuno, comunque ben consapevole di scatenare in gran parte del pubblico una notevole cascata di emozioni. "E due zingari stavano appoggiati alla notte/ forse mano nella mano e si tenevano negli occhi", per me resta una delle più alte espressioni di poesia in musica del cantautore romano. Il viaggio nelle emozioni prosegue con Il cuoco di Salò, Un angioletto come te, splendida rendition della dylaniana Sweetheart like you e Vai in Africa Celestino.
A questo punto se non ti aveva steso prima, De Gregori provvede a farlo con la tripletta che segue, composta da Sempre per sempre, semplicemente sublime, Caterina, come sempre carica di struggente nostalgia, ma soprattutto I matti (!!!), altro esempio di grande poesia "i matti vanno contenti/nel mare della Tranquillità/trasportando grosse buste di plastica/del peso totale del cuore/piene di spazzatura e di silenzio/piene di freddo e rumore". Ogni canzone, ogni verso, ogni parola, sono ricordi, immagini, frammenti di vita che tornano in circolo, volti, persone, luoghi, segnati da quarant'anni di amore incrollabile per la sua musica. Occhio, perché dopo Cose, ecco Nino e la sua leva calcistica a trascinarsi tra i campi impolverati e la paura di sbagliare un calcio di rigore della nostra infanzia, poi Generale e Buonanotte fiorellino a cristallizzare nostalgia e commozione. È visibilmente commosso anche De Gregori, poche parole, sorride e ringrazia, il bello deve ancora arrivare.
Deriva, forse, non l'avevo mai ascoltata live, era contenuta in Amore nel pomeriggio del 2001, album da me particolarmente amato e legato ad un periodo molto felice della mia vita. La storia e Viva l'Italia andrebbero studiate a scuola, Rimmel, Titanic e La donna cannone non hanno bisogno di commenti e ulteriori aggettivi. L'esecuzione di 4 marzo 1943 risulta particolarmente intensa e carica di pathos, omaggio sentito e quasi intimo per l'amico scomparso, un dolore che De Gregori ha tenuto per se, senza dichiarazioni pubbliche, perfettamente in linea con il personaggio, sempre molto ritroso nel mettere in piazza il proprio vissuto privato. Per lui, come questa sera, hanno sempre parlato e continuano a parlare le canzoni. La serata è arrivata purtroppo al finale, dopo Falso movimento eseguita da solo alla chitarra, tutti di nuovo sul palco perché è la volta di Alice, altro frammento immortale di un meraviglioso puzzle sonoro. Ma questa sera Francesco ha deciso di stupire tutti, di lasciarci veramente senza fiato, perché il coup de theatre si manifesta quando, con malcelata commozione, invita sul palco nientemeno che la moglie Alessandra, per tutti Chicca. La annuncia con grande tenerezza dicendo "ho conosciuto una ragazza un po' di tempo fa, tanto tempo fa, ed era la mia ragazza, per fare questo pezzo ho bisogno di lei..." e i due eseguono un'intensa versione del classico napoletano Anema e core. Anima e cuore, il succo di questa serata in cui per l'ennesima volta De Gregori è riuscito a sorprenderci, mettendosi e mettendoci a nudo, senza paura!
Sempre e per sempre Dalla stessa parte mi troverai
Foto: ANSA dalla rete