The Black Angels

live report

The Black Angels Roma, Circolo degli Artisti

13/09/2012 di Francesco Bove

Concerto del 13/09/2012

#The Black Angels

Sul fatto che i Black Angels siano derivativi, non ci piove, la loro miscela tutta 60’& 70’s oriented paga dazio ai Beatles, ai Doors e ai Velvet Underground, tra i vari, ma lusinga e tenta anche l’ascoltatore più attento e colto. Dal vivo, poi, la band fa sfoggio del proprio know-how gestendo e incanalando la forza della loro musica in un’ora e dieci di set intenso e convincente.

Le chitarre s’intrecciano regalando un’atmosfera lisergica e irreale, la batteria, soprattutto su Science Killer, domina gli altri strumenti imponendosi come un monolite, la voce di Alex Maas trattata col riverbero ci ricorda la provenienza del gruppo mentre i colpi ripetuti alla chitarra destabilizzano il pubblico, in trance già a partire dal secondo pezzo.

Un sogno disturbante o un meraviglioso incubo, è difficile definire con parole precise un loro live, ma sicuramente un momento bello da vivere, una sorta di catarsi collettiva dove il corpo oscilla a tempo, gli occhi si chiudono e l’immaginazione spazia libera.

Aprono con una Young Men Dead notevolmente rallentata rispetto alla versione su disco e pescano mediamente dall’ultimo lavoro, Phosphene dream, più compatto rispetto al precedente e meno variegato. Il loro set è un esorcismo del vecchio canto degli hippies, un mantra ripetuto e oscuro che entra nelle viscere e scarnifica tutto ciò che è morbido. Risulta quasi insopportabile alla lunga ma, al tempo stesso, appaga i sensi, il loro sound rinvigorisce, con quel drumming martellante e ossessivo, chitarre spaziali a rimarcare lo stesso concetto in mille modi diversi e un cantato sciamanico che fuoriesce da canoni prestabiliti per arrivare in alto e disperdersi.

Peccato per la durata, peccato per il bis che non ha visto i Black Angels sul palco ma il gruppo spalla e il chitarrista del gruppo texano per un piccolo set di cover di cui francamente si poteva fare a meno. Ma resta il piacere di aver trascorso una serata fuori dal tempo e di aver ascoltato un gruppo che farà del ricordo e della rivisitazione il proprio punto di forza.