live report
Sergio Caputo Milano / Teatro Lirico Giorgio Gaber
Concerto del 12/04/2023
Invece.
Invece stasera, al Teatro Lirico Giorgio Gaber di Milano, gremito dalla platea alla galleria, si festeggiano i primi quarant'anni di un disco che mantiene proprio la vitale freschezza degli esordi, forse perché fin dagli esordi molti avevano faticato a catalogarlo, come fosse già un unicum nello scenario del cantautorato italiano, un piccolo grande classico: Un sabato italiano, di Sergio Caputo, che ha fortemente voluto questa festa, chiamandola proprio Un sabato italiano 40 show.
E dello show il concerto ha tante caratteristiche: l'eleganza e la bravura della band (Fabiola Torresi al basso e voce, Mauro Beggio alla batteria, Paolo Vianello al piano, Alberto Vianello al sax, Luca Iaboni alla tromba e Lorenzo De Luca al sax alto), che segue il capobanda con convinzione e divertimento, spaziando tra i vari generi proposti in quel memorabile disco di esordio, ma anche nei successivi; la comunicativa di Caputo, la cui voce forse non è squillante come decenni fa, ma che ha accresciuto col tempo la propria cifra ironica e istrionica; la prossemica e la mimica dello show man, che si stacca dalla propria postazione per avvicinarsi al pubblico, che spinge Iaboni, anche fisicamente, verso il bordo palco, per eseguire un infuocato assolo su una trascinante, lunghissima Il Garibaldi innamorato, che saluta il figlio dietro le quinte, o che guarda il cielo a ricordare il suo amico Rino, coprotagonista dell'emozionante Io e Rino, sepolto proprio questa mattina.
Il risultato è uno spettacolo vero e proprio, di altissima qualità, in cui il percorso musicale di Caputo prende forma davanti al pubblico, incredibilmente composto non solo da suoi coetanei appassionati, ma anche da trentenni, affascinati dalle atmosfere senza tempo evocate dalle canzoni, dai testi sempre attuali e dalla varietà dei rimandi musicali, dal jazz al blues, dalle ballate allo swing, dai ritmi caraibici al latin pop.
Proprio il pubblico costituisce il coro che manca alla band, non solo nell'esecuzione dei successi più conosciuti, ma anche durante i brani meno noti, anche se ugualmente validi, a riprova di un viaggio coerente e fluido, e che sottolinea con applausi e boati ogni canzone, apprezzando anche gli assoli del Caputo chitarrista, come nella lunga intro di C'est moi l'amour, o nel dialogo serrato col piano di un Paolo Vianello in ottima forma.
Quarant'anni, e non sentirli. E, per due ore, ci siamo sentiti anche noi senza tempo, catturati nel mondo visionario di Sergio Caputo.
SETLIST
Caputo vuole mantenere la sorpresa...