live report
Sentieri Selvaggi Teatro Elfo Puccini - Milano
Concerto del 10/04/2017
String 4rtet n°5 – Let’s Not Make A Song And Dance Out Of It è un’opera relativamente recente (2011) di cui proprio Sentieri Selvaggi ha da poco eseguito la prima italiana. Brano in 6 tempi di un virtuosismo esasperato, e allo stesso tempo di una apparente semplicità all’ascolto, si divide tra momenti veloci, ritmici, quasi danzabili, e momenti quasi cantabili e più melodici. La composizione è chiaramente impegnativa ed è quella che più si distacca dai cliché più conosciuti a cui la musica di Nyman spesso è sembrata abituarci (anche se ne rimane sempre riconoscibile la mano).
È l’ora di una trascrizione, per flauto solo, di quattro movimenti (n°2; n° 4; n°5; n°9) tratti da una più lunga composizione per violino solo: Yamamoto Perpetuo. Paola Free si lancia tra le note con la solida padronanza che la caratterizza e gli applausi, alla fine del suo brano, sono scroscianti e meritati.
Più rispondende al clichè nymaniano è Child’s Play. Si tratta di un brano “antico”, scritto per una coreografia e risalente al 1985. Per dare riferimenti è una composizione che è quasi contemporanea con la colonna sonora de Lo Zoo Di Venere, il secondo film frutto della collaborazione con il regista Peter Geenaway. L’esecuzione è impeccabile e il brano, bellissimo, è sicuramente più rassicurante di quelli con cui si concluderà il programma.
Appositamente scritte per Sentieri Selvaggi, e in prima esecuzione assoluta, Two Song sono due canzoni nel vero senso della parola. La prima, Racine, è tratta da una poesia del poeta americano Frederick Seidel ed è un ricordo di viaggi e volti a cavallo della seconda guerra mondiale. Milano, Auschwitz, una giovane e colta nobiltà ebrea, Montale, la Scala: Il tutto sfumato come in un sogno che toglie i reali contorni ai volti e alle domande. Completamente diverso è The American Hand Gramophone Reproducer. Il testo, tratto da un manuale per il funzionamento di un grammofono a 78 giri, è qui solo un pretesto, come spesso succede con Nyman, per rendere possibile un cantato. Dal punto di vista musicale l’esercizio funziona (a mio avviso, soprattutto se viene fatto in una lingua sconosciuta all’ascoltatore) e Giulia Peri è cantante assolutamente credibile nel suo ruolo.
Nyman, presente come spettatore a quasi tutte le serate di questa rassegna a sottolineare il prezioso legame con l’ensemble, si riconferma ancora una volta autore sopraffino e la scelta dei brani fatta da Sentieri Selvaggi non fa che rimarcare al meglio le grandi qualità del suo scrivere musica. E gli applausi convinti del pubblico non fanno che confermare la bellissima serata!
Lunedì 8 maggio nuova interessante serata dedicata a una serie di improvvisazioni del Trio Sur e dell'Aisha Quartet, coordinate da Andrea Dulbecco.
Foto di: Giovanni Daniotti