live report
Elio E Le Storie Tese Varese/ Teatro di Varese
Concerto del 09/12/2023
A Varese il pubblico è quanto più vario possibile: famigliole con bambini (chissà cosa tratterranno del testo delle canzoni...), compagnie di trentenni, due fan vestiti da vitelli coi piedi di balsa, che fanno la loro passerella fra gli applausi del pubblico - e si prenderanno quelli del gruppo, quando, alla fine del concerto, si faranno festanti sotto palco -, e coetanei dei componenti del Complessino, com'è la sottoscritta, che vide il primo loro concerto nel lontano 1990,in una discoteca di periferia.
La discoteca non c'è più, ma ci sono ancora Elio e le Storie Tese, il gruppo italiano forse più discusso, imitato, amato, criticato, che, nel corso dei decenni, non ha dimostrato solo una tenuta e una coerenza invidiabili, ma anche la straordinaria capacità di divertire e divertirsi, senza perdere un grammo della loro abilità compositiva e della loro bravura musicale.
Mi resta un solo dente e cerco di riavvitarlo” è la loro risposta al lungo silenzio, dopo la separazione, che aveva gettato nello sconforto legioni di Fave (si chiamano così i loro seguaci), rotto, l'estate scorsa, da Concertozzi da tutto esaurito.
Dev'essere che il gruppo ha capito che c'era ancora bisogno di Elii, in questa Italia devota a un ipocrita politicamente corretto, ma che scalpita perché l'eticamente giusto possa - finalmente - vincere su proclami propagandistici e populismi di bassa lega. Ecco dunque il senso del titolo dello spettacolo, firmato da Giorgio Gallione, un regista abituato a presentare tematiche importanti in forma lieve: la loro interpretazione della resilienza, un messaggio netto: ci resta solo la forza della nostra musica? Non possiamo fare altro che riavvitarla sul palco, per recuperare il senso profondo della satira, che, secondo una locuzione latina, "castigat ridendo mores". E Elio lo precisa subito, con la consueta dose di ironia mista a sincerità:"Siamo entrati di diritto nel mondo della cultura, perché c'erano un sacco di posti liberi. Sono morti tutti!"
Infatti, l'incipit prende in giro il suo stesso stuolo di fedeli, invitando a raccoglierci in preghiera "nel Cristo", e chiamando in causa in una stranita giaculatoria, come santi al contrario, molti dei protagonisti della musica commerciale e trap, da Madame a Niko Pandetta, da Mr. Rain a Kappa 24K, e introduce La terra dei cachi, per delimitare l'immenso spazio percorso nei decenni dal gruppo, e insieme segnarne le tappe.
Non si pensi comunque che il live sia un banale susseguirsi di Best Of, anzi: all'appello mancheranno capolavori come Cara ti amo, John Holmes, La canzone mononota, e altre. La scelta degli Elii è teatrale, e lo dimostrano i disegni parlanti di Francesco Frongia, proiettati sullo sfondo, e gli splendidi costumi di Paolo Marcati, diversi per ciascun componente, che riassumono le epoche e gli stili musicali attraversati dal gruppo, dalla disco anni Settanta al liscio, dal funky al varietà, dall'avanspettacolo al progressive.
Ed è proprio questo il dente che stanno cercando di riavvitare: la dimensione live, l'unica nella quale possano emergere in piena evidenza non solo la poliedricità funambolica dei musicisti, molti dei quali sono polistrumentisti - si prenda a esempio Faso, che passa dal basso alla batteria in un attimo -, ma anche la presenza scenica, messa in risalto dalla scelta registica di donare a ciascuno uno spazio attoriale individuale, in cui fare brillare la loro voglia di divertirsi e divertire, fra calembour, storielle improbabili, improvvisazioni. Esilarante, ad esempio, il siparietto fra Vittorio Cosma e l'istrionico Luca Mangoni all'interno della celebre Il vitello dai piedi di balsa, nel quale i due inseriscono Brividi, diventando credibilissimi Mahmood e Blanco.
Stefano Belisari, ossia Elio, coordina la forza di tutti, riuscendo persino a suonare il flauto in un bis scintillante di bravura tecnica, Out Into the Daylight, con un assolo entusiasmante di un Davide Luca Civaschi alias Cesareo in grande spolvero per tutte le due ore e mezza di concerto, ma tutti gli altri sono la prova vivente che i sessant'anni sono i nuovi trenta: Paola Folli è una vocalist energica e versatile, Antonello Aguzzi alias Jantoman dona reverberi ed effetti speciali a praticamente tutti i pezzi, e Christian Meyer è, insieme a Faso, il cuore pulsante del ritmo, e si esibisce in un assolo "batteria e cozza" da strappapplausi.
Alla fine dell'ultimo bis - una Tapparella corale - Elio ci tiene a precisare: "Abbiamo suonato in diretta, senza basi, senza campionamenti, senza autotune, insomma senza un cazzo, tutto fatto in casa”.
Eccolo, il dente; e il dente è stato riavvitato. Il rapporto fra gli Elii e il suo pubblico è stato riallacciato, e il tutto esaurito lo dimostra (a Varese, si è resa necessaria una seconda data...). La Terra dei cachi ha ancora bisogno di voi. Restate con noi, Elii, la sera...
SETLIST
Unanimi
La terra dei cachi
Arriva Elio
Uomini col borsello (ragazza che limoni sola)
Supergiovane
Il vitello dai piedi di balsa
Valzer transgenico
Pork & Cindy
Servi della gleba
La follia della donna
Parco Sempione
Cameroon
Gimmi I.
Storia di un bellimbusto
Il vitello dai piedi di balsa reprise
Urna
Born to be Abramo
Arrivederci
BIS (anche se a teatro non si dice):
Out Into the Daylight
Tapparella