Ac/dc

live report

Ac/dc Autodromo di Imola

09/07/2015 di Roberto Contini

Concerto del 09/07/2015

#Ac/dc#Rock Internazionale#Rock Hard Rock rock and roll

“Non chiedere mai per chi suona la campana dell’inferno: essa suona per te….”

Una folla oceanica ha accolto l’unica data italiana di quello che potrebbe essere il tour di addio degli AC/DC , una delle band più amate dai giovani ogni età, tanta gente da creare problemi di deflusso che è durato almeno tre ore dopo la fine del concerto. Una grande performance, una scarica di energia High Voltage come pochi altri sono ancora in grado di generare. Un sound essenziale, three chords goods, di cui lo stesso Angus Young ha avuto modo in passato di dichiarare : "It's just rock and roll. A lot of times we get criticised for it. A lot of music papers come out with: 'When are they going to stop playing these three chords?' If you believe you shouldn't play just three chords it's pretty silly on their part. To us, the simpler a song is, the better, 'cause it's more in line with what the person on the street is."

Musica sorretta da un’ottima sezione ritmica in cui il batterista Chris Slade, ritornato in seno al gruppo dopo alcuni decenni, ha fatto di tutto per non far rimpiangere il batterista titolare Phil Rudd, bloccato per problemi con la giustizia. Su tutto e su tutti la chitarra stellare di Angus Young che ha tenuto saldamente in mano tutto il concerto, con un suono durissimo, ma pulito, praticamente esente da quegli effetti distorsivi tanto amati dalla maggior parte delle band metal. Vedere all’autodromo di Imola Angus Young, lo scozzese (di origine) “saltellante” con il suo fisico minuto, reso ancora più evidente dal raffronto con le dimensioni della sua Gibson Sg, mi ha ricordato fisicamente un grandissimo campione di F1, Jacky Stewart, il mai dimenticato “scozzese volante” che tanto incantò le folle degli autodromi di tutto il mondo.

Angus impugna saldamente la sua fedele Gibson Sg e le sue dita si muovono a velocità cosmiche, come se fossero appendici bioniche, incuranti anche del copioso sudore che sgorga da suo corpo, riversandosi inevitabilmente anche sulla tastiera della chitarra. Lui conduce la danza e il pubblico è tutto per lui, muovendosi come un’onda gigantesca al suono della sua chitarra e rispondendo docile alle sue sollecitazioni di partecipazione ai cori. A parte Black Ice ci sono tutte le canzoni più amate dal pubblico, da Shoot To Thrill a Back in Black, da Thunderstuck a Dirty Deeds Done Dirt Cheap, sino all’apoteosi finale di Highway to Hell e For Those About to Rock (We Salute You). Su tutte una spettacolare versione di Hell’s Bell con una gigantesca campana oscillante sul palco. Visti così sembra difficile immaginare che questo sia il loro ultimo tour, quindi mai dire mai…

 

1  Intro 


2  Rock or Bust 


3  Shoot to Thrill 


4  Hell Ain't a Bad Place to Be 


5  Back in Black 


6  Play Ball 


7  Dirty Deeds Done Dirt Cheap 


8  Thunderstruck 


9  High Voltage 


10  Rock 'n' Roll Train 


11  Hells Bells 


12  Baptism by Fire 


13  You Shook Me All Night Long 


14  Sin City 


15  Shot Down in Flames 


16  Have a Drink on Me 


17  T.N.T. 


18  Whole Lotta Rosie 


19  Let There Be Rock 
(with Angus Young guitar solo on a raised platform in the crowd)

20  Encore:

21  Highway to Hell 
(with Angus Young guitar solo in intro)

22  For Those About to Rock (We Salute You)